IL TERZO POZZO DI PIZZOFALCONE

 

UN ‘ OCCASIONE DA VALUTARE CON ATTENTA RIFLESSIONE PER AGEVOLARE I COLLEGAMENTI FRA LA NUNZIATELLA E LA CITTA’ CON UN ‘ INFRASTRUTTURA

AUTONOMA ED ESCLUSIVA

  

di Nunzio Seminara

 

Ripartiamo dallo schema viario principale di Pizzofalcone.

Il nostro “scoglio” è allungato da Via Chiaja verso l’affaccio a mare. Presenta alle sue estremità, quello verso Chiaja, e quello verso il mare, su Chiatamone, due percorsi verticali, o “pozzi”, così sono stati chiamati più volte, che dalla città “a terra” salgono sulla parte alta, lungo l’asse di Via Monte di Dio.

A dire il vero, su Chiaja è un doppio pozzo: quello dei due ascensori che sale su Piazza S. Maria degli Angeli, che convoglia il percorso pedonale, e l’altro, in costruzione, che dovrà smaltire il flusso degli utenti della MetroNapoli.

 

Uscita dell’ascensore su via Nicotera e sullo sfondo

i lavori del “’pozzo” per l’ascensore in Piazza

S.Maria degli Angeli (già pubblicato)

 

Lavori in corso in Piazza S. Maria degli Angeli

in collegamento con la linea di MetroNapoli

 

 Doppio è il pozzo, e comunque un “sistema” di collegamenti verticali, tra l’altro assai vicini fra loro, talché viene considerato come fosse un unico “pozzo”.

 

Il pozzo-ascensore di Siola & Associati che sbocca

a Piazza S. Maria degli Angeli e che convoglierà e

smaltirà il traffico pedonale della MetroNapoli

 

Verso Chiatamone, sull’affaccio a Santa Lucia, c’è l’ altro pozzo, detto anche l?ascensore di Monte Echia, anche questo in fase di costruzione e anche di questo se n’è già parlato..

 

 

Come se Via Monte di Dio fosse un segmento che ha per estremi, i due “poli” di raccolta e di smistamento della mobilità urbana.

Attualmente è funzionante solo quello di Via Chiaja.

Perché e di quale occasione si vuol parlare?

 

Nel “pezzo” del mese scorso intitolato “Busto Arsizio a Pizzofalcone” è stata lanciata un’idea per risolvere, in emergenza, alcune questioni strutturali che costituiscono, ormai da qualche decennio, alcune carenze infrastrutturali che frenano il rilancio della formazione della Nunziatella per adeguarla al prestigio culturale che le compete nel confronto con altri Istituti superiori a livello nazionale e, come è stato proposto, europeo. .

Molte iniziative e speranze si moltiplicano e si rinnovano da qualche lustro (gli Ex Allievi in prima fila). Naturalmente in attesa che alcune ipotesi, in verità assai entusiasmanti, in specie per chi non conosce alcune difficoltà procedurali allo stato pesantissime, possano almeno “principiare” in attesa di tempi lunghi e complessi. Non è questo il momento di esporle, perché occorre stare con i piedi per terra e affrettarsi a verificare strade che velocemente possano essere agevoli e non dispendiose, restando sempre viva la stella polare del rilancio formativo e culturale dell’eccellenza. Finalità indiscutibili per la città di Napoli che ha nella Difesa l’Istituzione, ESCLUSIVA ed UNICA di riferimento.

A queste speranze si associa pizzofalcone, in specie per essere in linea anche con i nuovi indirizzi del MIUR (Ministero della pubblica Istruzione), rivolti, ormai “a passo di carica”, con il lancio pressocché diffuso della Scuola Europea.

Oltre ad alcune modifiche interne della distribuzione di spazi, recuperando, “cosa buona e giusta”…., la storia del “Rosso Maniero”, si è pensato, nella proposta, anche ad un percorso autonomo per l’uso di aree da destinarsi al collegamento con la città, non escluse a parcheggio, per quanto limitate.

Lo spunto proviene da alcune ricerche giè esposte nei numeri precedenti e che riguardano l’analisi urbanistica di Pizzofalcone.

Veniamo al punto, cercando di guidare la lettura in modo comprensibile per i meno addetti e nello stesso tempo di essere sintetici.

Uno studio commissionato dal Sindaco di Napoli, Commissario delegato dal Governo giusta Delibera del Ministro dell’Interno nel 1997, riporta alcuni rilievi, grafici, fotografici e relazione tecnica geologica, guidata dal Geol. Gianluca Manin (Engeenering INGEO), dello stato del sottosuolo in prossimità della Nunziatella. Quasi in corrispondenza della Chiesa della Nunziatella.

 

 

L’area interessata: la Chiesa è nella parte alta

come si evince dal tetto a padiglione allungato.

 

Un dettaglio grafico la rappresenta con una forma irregolare che ha un vincolo quasi regolare, come una sorta di semicerchio, che come vedremo rappresenta una porzione di cupola e alcuni percorsi di accesso alla cavità del sottosuolo.

 

 

Nella planimetria del rilievo, ripresa da un foglio di mappa del catasto urbano, viene indicata di fianco alla Chiesa, perimetrata con colore giallo, mentre la porzione di cupola citata è colorata in verde.

 

 

In rosso vermiglio e in blu sono indicate alcune emergenze: la prima, il fabbricato che contiene uno storico ascensore (a due percorsi affiancati), che è in disuso da circa 50 anni per inadeguatezze strutturali (anche questa informazione è stata già riferita dal giornale e adesso viene suffragata, forse, da ulteriori verifiche tecniche) e la seconda, in colore blu, rappresenta schematicamente una zona che, nello studio promosso dal Commissario di Governo, individua una probabile vasca di raccolta di acque ancora presente nel sottosuolo.

 

 

L’ascensore storico di Monte di Dio

in Largo Generale Parisi, adiacente alla Nunziatella

 

Le stesse zone vengono messe in risalto sovrapponendole su una pianta settecentesca di Pizzofalcone, dove si mostra che la vasca di raccolta anzi citata, certamente a servizio sia per utenza idrica sia per irrigazione, era in posizione centrale di una vasta area destinata a giardini o alla coltivazione di prodotti della terra del Noviziato dei Gesuiti, che a quel tempo risiedeva nella costruzione che già allora si chiamava “Nunziatella”, dal nome dell’adiacente Chiesa.

 

Pianta settecentesca del Duca di Noja

 

Questa successione di rappresentazioni serve a giustificare come l’area sia ancora soggetta a possibili infiltrazioni di acqua, piovana o proveniente da convogliamenti artificiali e non naturali, che hanno determinato la “non fruibilità” del percorso dell’ascensore, che fino agli anni ’60 dell’altro secolo (sic!) era indiscutibilmente assai efficace per i collegamenti di tutta la zona verso la città “a terra”, a circa 50 metri dalla superfice, in prossimità della Galleria della Vittoria, da dove si accedeva a quasi 60 metri dall’imbocco da Via Morelli.

 

Come si presenta oggi l’ingresso alla Galleria Vittoria

da Via Morelli, a sinistra, e Via Chiatamone, a destra

 

Il successivo disegno si ripropone una porzione della sezione di Pizzofalcone, già pubblicata, datata verso la metà del 1800, eseguita prima e/o durante i lavori borbonici del sottosuolo, diretti dal famoso Architetto Alvino, dove viene indicata la cavità sottostante la zona di cui si tratta con una rappresentazione che la proietta in primo piano rispetto alla Chiesa che si trova dietro il profilo dei fabbricati in superficie.

 

 

L’ingresso alla cavità dalle scalette alle quali si accede

da un corridoio interno della Nunziatella

 

Il cunicolo che porta alla cavità

 

 

Imbocco alla cavità

Tecnica di discesa nei pozzi

(già pubblicato) dei geologi-speleologici

Sommità della cupola in fondo alla quota attuale della cavità:

detta quota era fino al 1963 ad un livello sottostante di circa 18 metri,

praticamente all’imposta della porzione emergente della cupola,

notare le dimensioni della cavità rispetto al tecnico che la percorre

 

Profilo della sommità della cupola

 

Fin qui, è stata documentata l’ubicazione della cavità del sottosuolo in corrispondenza all’area perimetrale, e pertinenziale!, della Nunziatella, fino alla documentazione degli accessi che dall’interno dell’ex Noviziato gesuitico porta, dalla sua sommità, a scrutare questa impressionante ed affascinante caratteristica del “sotto” di Pizzofalcone.. Quindi se n’è tracciata l’origine, già riferita in altri “pezzi” inerenti lo studio della storia e della geomorfologia di Pizzofalcone.

Adesso si presenta come vi si accede dalla città “a terra”,.

L’immagine che segue fa vedere gli ingressi “dal basso”, nella Galleria Vittoria .

 

Interno della Galleria Vittoria: a sinistra l’uscita

verso Via Morelli e Via Chiatamone

Accesso alla zona che subito a destra (è visibile), conduce

all’interno della cupola della cavità oggetto di questo studio:

vedere immagine successiva

 

Poi, entrando, si sale lungo un percorso che porta verso la “cupola”.

 

Percorso in salita che dalla Galleria Vittoria

conduce verso l’interno della cupola

 

Curva del percorso in salita che porta

internamente alla imposta della cupola

 

Infine si raggiunge l’interno della “cupola”, antro affascinante nella sua attuale condizione di abbandono e quasi di mistero.

 

La cupola dal’interno: si noti come

l’imposta è a livello più basso

 

Un’altra visuale dell’interno della cupola

 

Quale ipotesi dopo queste scoperte, ma anche ri-scoperte per chi quei luoghi l’ha vissuti già qualche decennio fa. E ne è testimone.

 

L’occasione del terzo “pozzo”.

 

L’analisi del sottosuolo della Nunziatella che qui è stato esposto ha stimolato un’dea che probabilmente potrebbe favorire alcune emergenze “di servizio” per un completamento dello sviluppo formativo e culturale in generale proposto nel numero precedente di questo giornale (ottobre – “Busto Arsizio a Pizzofalcone”).

Infatti, oltre ad alcune ipotesi di ristrutturazione della didattica è stato previsto un “ciclo” di riorganizzzione degli spazi con una logica di “ritorno all’antico”, senza stravolgere la distribuzione interna degli ambienti che, risalendo alla vita secolare dell’Istituto, troverebbero ancora un impiego ottimale e corretto della vita all’interno della Scuola.

Le funzioni ancora decisamente non risolte, almeno in parte, sono quelle dei collegamenti esterni e delle aree necessarie ai parcheggi auto.

 

Vista la conformazione di Pizzofalcone che, come anzidescritto con i suoi due “pozzi” ai vertici dell’asse di Via di Monte di Dio, quello doppio, cioé “in paralleo”, che comprende Via Chiaja e P.za S. Maria degli Angeli e l’altro, quello dell’affaccio su Chiatamone-S.Lucia, risolveranno le esigenze dei percorsi urbani: l’agevolazione e la velocizzazione del traffico pedonale certamente determineranno “a cascata” un grandissimo beneficio allo smaltimento del traffico automobilistico.

Risolveranno: il futuro è d’obbligo, perché la previsione è riferita naturalmente a quando i lavori di completamento, attualmente in corso, saranno terminati.

Cioé, la questione logistica della mobilità urbana di Pizzofalcone, importantissima, avrà una ricaduta di benefici per tutte le attività che si svolgono in Pizzofalcone. Quelle dei servizi cittadini, delle Istituzioni, quelle del terziario cittadino. Quello delle residenze. In luce, quelle della popolazione studentesca, dall’Università Parthenope alla Nunziatella. Ed è di quest’ultima che s’intende parlare.

 

Orbene: quali considerazioni dopo le informazioni che qui sono state riportate?

Il sottosuolo della Nunziatella suggerisce la promozione di idee decisamente stimolanti.

 

Primo:

esiste un collegamento nascosto, o meglio non visto, fra la superfice e “la città a terra”, fino all’area di S. Lucia. E’ una cavità esistente, di certo fin da almeno tre – quattro secoli fa, quando Pizzofalcone, ma anche in gran parte della “Napoli sotterranea”, era un diffuso brulicare di cave di tufo per le costruzioni in superfice, nonché di scarichi di impluvi o di raccolta di vettovaglie varie provenienti dal mare o dalla città. Costituivano i “canali di servizio” sparsi nel sottosuolo.

Così è nel riscontro del percorso sotterraneo del “Rosso Maniero”.

In verticale, questo collegamento ha subito una recente trasformazione, s’intende cioé la realizzazione della cupola documentata con gli spazi sottostanti.

Recente, in quanto è riferita agli anni a seguire, dopo il 1963, secondo un progetto dell’allora Cassa per il Mezzogiorno ( n.d.r.: Ente con personalità giuridica istituito nel 1950 per il finanziamento e la realizzazione di opere pubbliche nel mezzogiorno, sciolto nel 1992 dopo diversi slittamenti).

Si afferma “dopo il 1963” e non realizzata nel 1963 come si presupporrebbe in una targa posta all’ingresso della Galleria Vittoria.

 

Secondo:

l’opera pubblica era destinata ad una stazione di pompaggio delle fognature. Oggi, come si è documentato, è in stato di abbandono e di degrado, ma risulterebbe che sia funzionate in minima parte, “a scartamento ridotto”.

Non si esclude comunque, che la sua realizzazione abbia “intercettato” il “pozzo” dell’ascensore storico di Largo Parisi di cui è stato fatto un accenno: pertanto, forse non solo infiltrazioni di acqua (vasca di raccolta adiacente che potrebbe essere ancora attiva?) e stato di sicurezza in quanto privo di un vano-scale di emergenza ne vincolano il riuso, ma una probabile interruzione (“intercettazione”) dovuta ai lavori anzi detti potrebbero essere il motivo fondamentale di un eventuale restauro, che una ventina d’anni fa ricorreva in una pubblicistica cittadina.

E, sempre nelle ipotesi non proprio avventate, quell’opera pubblica, scavando e alterando meccanicamente quelle masse tufacee potrebbe anche aver interessato la stabilità in superfice.

Comunque sia le superfici interne, nello studio del Commissario ad acta, risultano compatte.

Questo conforta l’ipotesi di riuso con un’idea intrigante come lo stato dei luoghi, affascinante.

 

L’idea:

nel “pezzo” del numero scorso sulla proposta di rilancio, provvisoria ma urgente prima di tempi migliori, si era accennato alla possibilità di trovare, almeno parzialmente, una possibilità di reperire spazi destinati a parcheggio interno. Le riduzioni di Allievi e del personale addetto, dal quadro permanente degli Ufficiali e, in minima parte del personale docente che invece dovrebbe arricchire la formazione, nonché quello dei servizi, per quanto opportune, potrebbero non completamente soddisfare le carenze infrastrutturali che attualmente sono “pesanti”.

A questa emergenza potrebbe venire in soccorso l’ipotesi seguente.

La continuità verticale nel sottosuolo consentirebbe di realizzare un ascensore con annessa scala di servizio di emergenza opportunamente dislocata: si tratterebbe di “bucare” la cupola e scendere fino alla quota dell’area sottostante. Tecnicamente, la cupola, che è realizzata in cemento armato, non sarebbe compromessa in quanto le soluzioni ingegneristiche della continuità strutturale sono realizzabili.

 

L’idea del terzo pozzo

 

Tra l’altro, operare all’interno della cavità e dal basso, offre difficoltà non insormontabili come lavorare dall’alto. Anche dal punto di vista della cantierizzazione.

Inoltre, il piano esistente attuale che si vede in prossimità dell’area che costeggia l’ estradosso (parte esterna superiore) della cupola emergente, offrirebbe l’opportunità di avere un’area di servizio e/o di sosta assai gradevole, visto che dovrebbe essere al livello di aperture che si affacciano, come si vede nelle immagini successive, sul versante di Calascione. Le aperture costituiscono comunque una opportunità per impianti di aereazione interne, oltre che a fornire una illuminazione naturale, seppure parziale.

 

 

Particolare delle apertura

sul versante del Calascione

 

Osservazioni:

la zona a parcheggio, anche se limitata, sarà sufficiente per una 25ina di auto; vi si accederebbe con una rampa immediatamente dopo quella del lungo percorso rettilineo con curva finale che accede al grande spazio sotto-cupola; tra l’altro, questo percorso, favorirebbe il tragitto di ciclomotori oltre che quello pedonale.

Naturalmente tutta l’idea è solo di affiancamento alla proposta generale del rilancio della Scuola.

Idea che dovrà certamente fare i conti con accordi che dovranno avere in premessa la disponibilità degli spazi (sono tutti ancora necessari se gli impianti sono, allo stato, assai ridotti?: proprio questa constatazione ha fatto emergere l’idea! ), le convenzioni con gli Enti preposti alla proprietà (Comune di Napoli?) che potrebbero anche fare i conti con la necessità strutturale di consolidamento “dal basso” di eventuali interessamento in superficie per i lavori eseguiti nei decenni scorsi (le giustificazioni che spesso si attribuiscono agli eventi tellurici a volte aiutano, a torto se si verifica puntualmente, a defilarsi da responsabilità, per quanto imponderabili), il nulla osta degli uffici che attendono alla sicurezza sismica (Genio Civile) e, non ultima, a quelli della Soprintendenza ai Beni Culturali, nello specifico la più titolata nella salvaguardia della “Napoli sotterranea”.

Non è stata fatta menzione della titolarità dell’iniziativa, che attiene a questo punto alla Difesa.

Fin qui il terzo pozzo a Pizzofalcone resta semplicemente come idea aggiuntiva, del doing by doing, forse non proprio metafora, ma opportunità più realizzabile, nel suo complesso, rispetto ad altri percorsi decisamente assai lontani per il sostegno dei costi e per le interferenze complesse e di difficile soluzione.

 

Costi?, certamente assai inferiori a quelli di scavi pericolosi nel sottosuolo di Pizzofalcone.

Tempi di attuazione?, 4-5 anni dagli inizi della formalizzazione dell’idea.

Finanziamenti?, molto limitati e molto meno complessi rispetto a “sfondamenti” del sottosuolo pensati ma di complicatissima realizzazione tecnica della cantierizzazione, della ingegneria esecutiva ed imprevedibile per la conformazione del sottosuolo: l’accesso ai finanziamenti sono stati già enunciati nell’idea generale del rilancio (ottobre: “Busto Arsizio a Pizzofalcone”), che allo stato,  dal punto di vista formativo degli Allievi e della didattica, è certamente attuabile.