VIAGGIO NELL’ETICA DI MAROTTA

 

di Nunzio Seminara

 

Il 25 gennaio ci ha lasciato Gerardo Marotta.

Non è stata una sorpresa per chi lo frequentava. A lui pizzofalcone dedica la copertina di GENNAIO 2017: la sua immagine in primo piano in trasparenza iluoghi e le figure che non sono metafore.Allievi della Nunziatella, il Tricolore.

E, intorno, il luogodi Monte Echiache era mondo delle idee che Marotta difendeva.

“Luogo” che più rappresenta ilManifestodel dirittodel pubblico, stella polare della fondazionedello Stato, linea guida del senso civico ella civiltà del Diritto. Persino sancito da un Re Borbone, quando il novembre del 1787 quei valori apparvero nelle parole segnate in una targa di travertino sul portone d’ingresso dell’allora Reale Accademia Militare, oggi Scuola Militare, ancora lì, a Pizzofalcone, che oggi ritroviamo, sempre attuale e vivo,el motto della Scuolache indirizza i giovani Allievi alla vita civile e militare, PREPARO ALLA VITA E ALLE ARMI, sintesi ineludibile dei suoi principi fondativi.

 

 

La targa in marmo posta sopra l’ingresso della Nunziatella

 

 

Gerardo Marotta, nel Suo importante saggio (“Pasquale Saraceno: Mezzogiorno e Unità Nazionale”, Napoli – 2006 – Palazzo Marigliano, atti del convegno dell’Assise della Città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia)ribadisce con veemenza quei concetti di rispetto del diritto pubblico che non deve farsi sopraffare dall’interesse privato quando la sua economia, cioè i conti dello Stato, procede all’affidamento di appalti per opere di interesse generale.

Riprende le gravi distorsioni del “dopo terremoto” degli anni ’80 a Napoli, anche allora!, denunciate dalla Commissione Parlamentare, quando con l’istituto della straordinarietà e dell’urgenza furono dispersi 50mila miliardi delle vecchie lire. E richiama, a paragone, la lunga inchiesta di sperpero e di corruzione del 1900 che il Commissario straordinario Giuseppe Saredo concluse nel 1901.

Marotta, nel suo saggio, si appella alla Napoli dei “lumidella seconda metà del ‘700, quando, seppur tacitati dalle forche di Piazza Mercato del 1799, sono ancora un “lume” del primato dello Stato nell’interesse della collettività.

Cita gli illustri pensatori di quegli anni, Gaetano Filangeri,Antonio Genovesi e Francesco Mario Pagano, che furono guida di tanti spiriti liberi protesi alla concezione dell’economia fondata sull’etica per il soddisfacimento del bene comune.

 

 

 

Quando la Storia del riscatto culturale aveva latitudine nella sua Città.

La Storia del Regno di Napoli” di Benedetto Croce, il manifesto etico di Marotta, sembra la velina della questione meridionale che ormai da oltre due secoli fonda e promuove, poi frena, quindi rilancia e poi rifrena, così vianello sviluppo disarticolato che dal Sud ha pervaso tutta la penisola.

E, come vediamo in questi giorni che sconvolgono l’Abruzzo innevato già colpito da un terremoto devastante e dalle polemiche, giuste o fuori luogo, che riprendono gli antichi temi degli scontri fra il diritto pubblico ed i suoi interpreti, spesso occasionali e improvvisati.

Quando si accusa l’inerzia delle Istituzioni e quando si pensa che si risolvasuperando la velocità del tempo con il ricorso alla straordinarietà delle procedure che si attivano saltando il controllo responsabile del pubblico. Quelle degli appalticoncessionari affidati ai privati che proprio Marotta denunciava nelle politiche meridionaliste al tempo di Saredo,così come quelle degli interventi straordinari del Sud nei tempi di oggi, quando il “bene pubblico” non era, e non deve essere, profitto del privato, in quanto è procedimento del pubblico che non ha profitto, perché promotore e produttore del bene comune.

Ma se questo è, occorre che sia operativo e, perché lo sia, deve avere l’unicità “di governo” e della responsabilità.

E’ il tema centrale delle discussioni di questi giorni. Quando a stento non si vuol capire che una calamità è evento improvviso e, in quanto tale,richiede struttura verticale di “governo” e non sono da censurare le deroghe ai regolamenti che disciplinano il rapporto pubblico-privato. L’istituto della deroga è esso stesso effetto della straordinarietà del caso, non è causa della inefficienza e della depravazione delle procedure che il pubblico attiva. Certo occorre affiancarle da misure rigide che ne controllino l’applicazione e non le vincolino in percorsi ramificati a grappoli, dove le responsabilità non sono tracciabili. E le deficienze si moltiplicano.

Certo questo concetto, se estrapolato, apre a scenari di censure estremiste o autocelebrative.

Non a caso Marotta eraed è tuttora!, strattonato da correnti di pensiero anche di segno opposto. Ma sua erala centralità dell’etica del diritto, cuore pulsante dell’uomo e motore dei suoi passi, mai distolti dalle deviazioni speculative delle ideologie.

Il mondo nel quale si muoveva con leale passione e con fiducia verso chiunque lo avvicinasse. Anche seforse troppo indulgente e ingenuo verso chi, per l’appunto, lo strattonava per autoreferenziarsi,comeoggi, e che ancorainzuppa il tarallo nelle commemorazioni.

La spinta ideale ritornava nei suoi viaggi delle idee sempre a quel fine ‘700 di quei “ribelli” napoletani che lì, nel “fare cultura”, cercava e trovava sostegno e nuova linfa per le generazioni a venire. , a Pizzofalcone, nel Palazzo Serra di Cassano, al n. 14 di Via Monte di Dio, ingresso di riserva, perché quello principale di Via Egiziaca, chiuso dal 20 agosto 1799, segnò l’antica protesta del Duca Luigi Serra di Cassano, padre di Gennaro Serra per sbattere il portone in faccia alla forca che aveva spento la vita del figlio 27enne. Non solo metafora sprezzante dell’ingresso di quel Palazzo di spiriti liberi che si affacciava nella direzione del Palazzo Reale dei Borbone. Solo una brevissima parentesi fu concessa da Marotta facendo riaprire quel prestigioso ingresso a metà del 1990, poco più dei 200 anni di quell’anno storico e tragico insieme per tutta la città di Napoli e di grande significato per tutto il mondo della cultura umanista.

Quella Storia napoletana appartiene a Pizzofalcone da qualche secolo, intorno a quel Palazzo fra Via di Monte di Dio e Via Egiziaca.

 

 

 

 

Perché da lì è nata, interna alla Storia dell’antico noviziato dell’Annunziatella, poco dopo al di là di Via Monte di Dio, quando era frequentato da quei “lumi” che all’abate Antonio Genovesi, maestro di quel Francesco Mario Pagano che compilò il “Disegno del Sistema della Scienza degli Ufizi”, ancor prima di essere inforcato a Piazza Mercato, seguiva il piglio culturale l’altro abate, Pasquale Baffi, anch’egli giustiziato a Piazza Mercato, anzi, giustiziato due volte!, dato che un gesto imprevisto del macabro rituale del boia aveva richiesto un “supplemento di forca”.E su quel patibolo evitò di salire Carlo Lauberg, il primo reggente della Repubblica Partenopea, già professore alla Reale Accademia Militare, dato che riuscì a riparare all’estero (Londra?).

 

 

Di loro, e di altri protagonisti della Storia di quei giorni, come Michele Granata e Domenico Cirillo,sono stati ricordati quegli entusiasmi del nuovo sapere in alcuni pamphelet curati negli anni 1990 dall’Associazione Ex Allievi della Nunziatella insieme con l’Istituto Italiano degli Studi Filosofici, trattandone il profilo culturale ed il contesto in cui si esprimevano. Risalgono a tempi lontani e che oggi diventano attuali, che occasione per riparlarne!, perché addirittura premonitori.

Quando l’unificazione d’Italia era diventata la palestra di intellettuali d’ogni dove. E se il Dittatore” Garibaldi distoglieva i napoletani dal pensare al loro futuro nell’Italia che stava prendendo forma,troppo frastornati da quella corsa veloce da Milazzo a Napoli, in quei giorni, Pietro Calà Ulloa, Ministro di Grazia e Giustizia dell’ultimo Governo, in esilio, di Francesco II, scriveva il suo progetto di una Italia unita e non dell’Unità d’Italia.

Era quello il manifesto “federativo” del Ministro Borbone, già Allievo della Nunziatella come i suoi fratelli, Antonio e Girolamo.

 

 

 

L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, nel 2011, curò insieme con l’Associazione Nazionale Ex Allievi della Nunziatella e la loro Fondazione una pubblicazione che testimonia il progetto federativo di Calà Ulloa,L’Unione e non l’Unità d’Italia” (La fine di un Regno e la nascita di un nuovo Regno – dai Borbone ai Savoia), ma anche un doveroso omaggio a quegli angoli di saggezza e di conoscenza che quel Regno seppe esprimere, ampliando quello spaccato storico a tutta la famiglia del pensatore napoletano.

Gerardo Marotta ne redisse l’introduzione.

Quale semplicità di linguaggio per chiarire ai troppi confusi e disordinati divulgatori“il disegno” di “uno Stato di Stati”. Parole e riferimenti semplici e illuminanti che riconducono la discussione ideologica di quegli anni ad un principio ineludibile: la distinzione fra la Confederazione di Stati,che convergono in un organismo costituito dauna reciprocità di interessi, mantenendo però ognuno il proprio ordinamento,e la Federazione degli Stati, che invece costituiscono uno stesso soggetto politico e di governo con unico ordinamento, al quale partecipano e ne condividono i fini secondo la dignità delle rispettive autonomie. Illuminante è l’esempio della Confederazione Americana che fu destinata a fallire, come avvenne pochi anni dopo la sua costituzione, perché non idonea a rappresentare il comune destino, che invece fondò la Federazione degli Stati Uniti e che ancora oggi costituisce l’unico fine politico di uno Stato. Che ormai, dopo oltre 200 anni, impone al mondo il suo modello

Stessa analisi va rivoltaai principi fondativi della UE, l’Europa Unita, che non raggiunge l’unione politica degli Stati, ognuno vincolato dai propri ordinamenti.

Non sono gli accordi di carattere economico, culturale e militare, che potranno dare piena sovranità al progetto politico di Europa Unita, che ancora apparesolo una espressione lessicale.

Guarda caso, senza troppo estrapolare, riferimento già sperimentato in Italia è l’irrisolta questione meridionale, nata dopo l’Unità d’Italia!, che neanche i modelli assistenziali e di programmazione industriale ed economica promulgati da più di cent’anni e tanti milioni di parole al vento di richiami a muse imbonitrici non riescono a chiarire.

Come sono ancora vive e attuali quelle analisi!

Più avanti potranno essere approfondite.

 

Ora una pausa. Il pensiero ritorna al lutto napoletano di questo primo mese dell’anno.

Il 24 gennaio 1799 è stato il primo giorno della Repubblica Partenopea.

Il 24 gennaio 2017 è stato l’ultimo giorno di Gerardo Marotta, nella Sua Napoli.