pizzofalcone 4 . 2019

barconi migranti in citta’

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Tutto vero. Vera la città. Hong Hong, la città del moderno più moderno dell’Est.

Moderno…..una delle città più verticali che più fitte non c’è.

Questa la via della seta?

Dai barconi che arrivano dal mediterraneo del Sud, ai barconi che a Dubai le archistar disegnano sui tetti del padiglione italiano delle vanità, Fiere commerciali che ogni anno diffondono le magnificenze dei Paesi, dalle arti alle industrie. E’ cultura?

Così i barconi diventano il manifesto mondiale delle acrimonie identitarie, labari di truppe d’assalto degli sfruttamenti delle energie ambientali e del lavoro sugli uomini.

Emigrazioni? No, “migrazioni”. Non trasferimenti stanziali per vivere dove si può, se si cerca di sopravvivere, ma dove si vuole. Per vivere come si vuole. Meglio se si risparmia.

E questo dilemma, fra dove si può, perché la nuova terra consente di lavorare e vivere, e dove invece si vuole, perché è sempre più possibile gironzolare per il mondo per conoscere nuove “location” e nuove esperienze, confonde “le acque” dei barconi sui mari o di quelli che volano fra un continente e l’altro.

C’è un mondo che si trasforma sulle vie dei traffici di uomini per farne schiavi in terre lontane o sulle acque di Magellano e di Vasco De Gama per conoscere di più e per sapere meglio.

Sempre che sapere e conoscere non siano le scuse della Storia per nascondere le occupazioni di altri territori. Insomma, quello che si chiamava colonialismo.

Hong Hong, da isola quasi in terra ferma d’Oriente, già colonia dell’Impero di Gran Bretagna, per l’appunto “Impero”, è oggi terra di Pechino. Il nuovo Impero rosso della Cina. Ma conserva, in quel Paese, un governo democratico-occidentale.

Ancora gode di amministrazione autonoma, ma pur sempre è terra dell’Est.

Esplosione di mercati finanziari che dalla City di Londra si sono trasferiti sul balcone d’Oriente, dai miliardi di monete occidentali ai miliardi di capitale umano che moltiplicano traffici e interessi. Dalle monete alla politica.

100’anni fa era la crisi della politica che la faceva da padrona nel corto circuito fra ‘800 e ‘900.

Oggi è la crisi delle monete, della sopravvivenza o delle iperproduzioni high tech, ad elevatissima tecnologia dei mezzi metalmeccanici a quelli della comunicazione.

La sigla dell’industria “ 4.0 “. E Hong Hong sembra esserne il manifesto.

Milioni di persone in milioni di centimetri-quadrati. Asserragliati in torri sempre più tecnologiche. Dove lo spazio annulla gli architetti e santifica l’anonimato dei progetti.

Ma dove si concentrano, sempre a caso?, i server delle comunicazioni del cellulari di ¾ del globo di ultima generazione.

Non a caso, forse, quel barcone fra Shung King St. e Tak Fung St., mentre noi, con le arance vorremmo seguire la via di una seta non più pregiata…….

Meglio riflettere sulla Storia vera di quei 100’anni fa, che non era solo dell’Europa dopo Vittorio Veneto. Era, come ci ricorda ancora, nelle sempre ricche pagine di Storia, Lucio Martinelli, nella II Parte de L’IMPERO DELLA MEZZA LUNA, mettendo in luce quel vagito di continente che Carlo Martello, Maestro di Palazzo dei Franchi, difese contro i Musulmani invadenti, ieri come oggi?, nella battaglia di Poitiers nel 732.

E anche quella del Principe Eugenio di Savoia, che a Zenta ebbe vittoriosa agone contro i Turchi (“mamma li Turchi…!”). Quando l’Islām, arabo e turco ottomano, è stato all’avanguardia per scardinare la nostra civiltà, sempre più appetibile orizzonte di conquiste territoriali. Storia che si vorrebbe non studiare più nelle scuole. Dove forse il Carlo Martello di Fabrizio De André fa più audience, col suo “…Re Carlo tornava dalla guerra lo accoglie la sua terra cingendolo d’allor….”. E fa più memorie di onori e glorie la “Marcia del Principe Eugenio” che gli asburgici di oggi ancora esaltano, mentre noi, vigili repubblicani, la suoniamo con orgoglio davanti alle “Superiori Autorità Militari e Istituzionali”, non associando a quel cognome, “Savoia”, ai fatti abiurati da molti sepolcri che si vestono del bianco che a malapena preserva il giallo del tempo.

Tant’è, la Storia di oggi dopo esattamente 100’anni. Dai “Barchini della Beffa di Bukkari”, ricordati nel precedente numero di questo giornale, ai “barconi migranti” del mediterraneo e alle città del futuro. La nuova “via della seta”? Quale futuro se non rileggiamo la Storia?

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