IL PONTE A SINGHIOZZO

di Nunzio Seminara

quanti progetti, quanta carta stampata,ormai è una solfa infinita. Qui si ripropone un articolo edito dalla Ed. SOSED su “La Città del Sole” poco più di 20 anni fa quando Nunzio Seminara era Direttore Responsabile di quella testata.

Gli argomenti, cambiando di poco,sono sempre gli stessi,anche i nomi dei personaggi politici, che nell’articolo sono quelli di “ieri”,per la stessa esuberante presenza ottimista, sono, per così dire, gli stessi di oggi, e sempre oggi, con immagini e qualche inserimento di commento umoristico si vuole alleviare una lettura che è trita e ritrita.

 

Ma ‘sto ponte se fa?, nun se fa?, se fa’?, quanto ce costa?, chi paga?

Le stesse domande di sempre, nessuna risposta convincente dai tecnici ai politici, in particolare un “pezzo” su “Affari&Finanza”,inserto del lunedì del quotidiano “la Repubblica”, a firma, guarda caso!, Sebastiano MESSINA…..,è illuminante sulla disponibilità a singhiozzo di tecnici che fanno politica mentre rincorrono il Ponte dei sogni e dei sospiri oneri e interessi milionari di costi ancora non pagati!

 

Persino un politologo illustre,Lucio Caracciolo,

ne parla qualche anno dopo, ancora su “la Repubblica”,nel 2000!, quasi a segnare il nuovo secolo,anche adesso, sempre la stessa solfa,come oggi.

 

Intanto l’impresa capofila vincitrice di un concorso espletato,la salini-impregilo, attende la procedura di esecuzione mentre volge lo sguardo verso appalti internazionali appetibili lontani dal Paese-Italia.

 

L’esecuzione tecnica, allo stato, risulterebbe possibile, però, scaramanticamente, varrebbe la pena ricordare una osservazione scritta sempre su “La Città del Sole” in un successivo articolo, più aggiornato (2001!) su dati e previsioni:se si “sfoga” un sisma a metà dell’opera, visto che da quelle parti ha una scadenza quasi centenaria e tra l’altro, oggi, dal 1908 siamo già a 109 anni dopo?

 

Forse per questo è un ponte a singhiozzo…..

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anno III nr. 11 Novembre 1996 ……………

 

 

 

 

Il lago di Ganzirri e sullo sfondo la costa della Calabria

Ancora su quel vecchio e caro Ponte che fa tanto sognare

IL PONTE E’ CAPOVOLTO

Ovvero quando progetto e fantasia restano nel virtuale.

Ma perché, vi chiederete, sono così scettico sulla sua realizzazione? E’ presto detto. di Nunzio Seminara Per quanto esporrò non credo di far felice chi continua a sognare il vecchio e caro Ponte sullo stretto di Messina. Uno stretto che si “allarga” sempre più, dato che ritengo lontano qualsiasi passo concreto per la sua costruzione. Il concorso di progettazione della fine degli anni sessanta ha in un certo senso messo fine a tutte le proposte di realizzazione che dall’ultimo dopoguerra si erano avvicendate in ordine sparso.

Dopo alcuni anni fu fondata una società dell’IRI, chiamata per l’appunto “Stretto di Messina”. Detta Società ha redatto una serie di proposte fino alla stesura di un progetto generale che sembra definitivo: proprio in questi giorni è stato ammirato per le soluzioni antisismiche da una commissione di esperti giapponesi. Il costo sostenuto dall’azienda di Stato per gli studi del progetto prodotti dalla Società citata, di cui fanno parte anche l’ANAS e Ferrovie di Stato con le Regioni Calabria e Sicilia, è stato, secondo gli ultimi aggiornamenti, dell’ordine di circa 140 miliardi di lire. Come avviene per quasi tutte le procedure di maquillage culturale del nostro paese, si è accuratamente evitato di prendere in seria considerazione i risultati del concorso di progettazione. Questo premiò 5 progetti ex aequo come vincitori e altri 5 progetti, sempre ex aequo, furono semplicemente “menzionati”. Nel primo elenco che comprendeva le proposte di Pier Luigi Nervi e alcuni gruppi di progettazione stranieri (mi sembra di ricordare inglesi e americani), assunse particolare rilevanza per originalità e rigore il progetto di Sergio Musmeci col suo ponte sospeso a campata unica in acciaio.

La splendida soluzione a campata unica di Sergio Musmeci

 

Il sistema di tiranti laterali assorbe le sollecitazioni controvento e, non si vede nell’immagine, piloni metallici a differenti altezze per esigenze statiche, semplicità del ferro dettata dal calcolo delle sollecitazioni e profilo sull’orizzonte che entra nel paesaggio senza alterarlo.

In successivi progetti del “Gruppo Ponte di Messina”, al quale come anticipato occorrerebbe saldare costi e interessi milionari, progettò una variante con 2 piloni a mare prima della costa siciliana, quasi a far vedere che non si imitava Musmeci, o forse, non si voleva copiarlo con la soluzione della campata unica,ma poi si vede che qualcuno rifece i conti della statica..…., comunque il progetto attuale non ha assolutamente la stessa maestosa leggerezza

Del secondo elenco facevano parte il progetto ad anello di Giuseppe Perugini

L’affascinante ponte – anello di Giuseppe Perugini

Il progettista affermava che, infatti, il ponte non era da Villa San Giovanni a Messina, ma da Napoli a Palermo, che quindi avrebbe dovuto trattarsi di una sorta di “luogo dello stretto”, formula che divenne anche nell’enfasi giornalistica, una “Città dello Stretto”, e che la infrastruttura avrebbe dovuto essere la “cerniera” del passaggio fra Calabria e Sicilia, ipotesi tecnica non proprio surreale che avrebbe meritato maggiore attenzione da parte di chi invece pensava che il ponte fosse solo un segmento – viario.

e quello a tunnel sommerso di Costantino Dardi e Giovanni Morabito, progetti già citati su questo giornale (rispettivamente nei numeri di marzo e aprile).

 

Il progetto di Costantino Dardi e Giovanni Morabito

visto dalla costa siciliana verso quella calabrese

Sezione del ponte sommerso Dardi Morabito

Nel concorso vi furono un paio di progetti a tunnel, ma quello Dardi-Morabito merita un’attenzione particolare per la leggerezza della sezione, a ellisse per eliminare correnti marine orizzontali, ma la necessaria “discesa” per consentire comunque i percorsi marittimi di superficie avrebbe determinato maggiori interventi “a cielo aperto” sulle coste, dove i progettisti, però, non trascuravano soluzioni di integrazione ambientale con il territorio.

Sergio Musmeci, scomparso prematuramente nei primi anni 80, era l’enfant prodige della progettazione strutturale italiana. Aveva già avuto significativi riconoscimenti in concorsi e realizzazioni prestigiose. Incontrai Musmeci quando il male già lo aveva minato e posso testimoniare la Sua amarezza nel constatare che, nonostante il riconoscimento, il Suo progetto, forse per evitare uno “sgarbo” al solito Nervi (pesante proposta di 4 piloni enormi in cemento armato che sorreggevano una campata unica di luce inferiore), non fu neanche preliminarmente preso in considerazione dalla Società dell’IRI. Questa propose in prima analisi persino un progetto, sempre metallico, a 2 campate. Solo oggi si è arrivati alla definitiva proposta della campata unica. Ma perché, Vi chiederete, sono così scettico sulla realizzazione del ponte? E’ presto detto. Sappiamo quasi tutto del Ponte, tranne i risultati del progetto commissionato lo scorso anno dall’autorità per la vigilanza della concorrenza della CEE ad un gruppo di progettazione italo-norvegese per un ponte a tunnel sommerso… (vedi “Città del Sole” dell’aprile scorso). Non sappiamo però cosa si vuol fare del territorio che lo interessa, territorio che va, per la sua influenza, da Reggio Calabria a Palermo e da Messina a Napoli: le estremità indicate sono volutamente sovrapposte perché indicano per estrapolazione le influenze urbanistiche dei tessuti urbani e infrastrutturali e gli ambiti socio-economici regionali e nazionali. Ricordo con malizia che il concorso per il ponte coincide con le proposte del porto di Gioia Tauro per il Quinto Centro Siderurgico poi fallito per motivi di programmazione economica. “Malizia” comprensibile visto che i due progetti sono nati negli anni d’oro degli ottimismi economici e politici col ricorso al debito pubblico che oggi tanto ci fa penare. Per la cronaca dico oggi che, tanto per parlare della Calabria e della Sicilia, i percorsi infrastrutturali sono obsoleti e che la loro ristrutturazione è per le finanze italiane gravosissima. La Sicilia ha solo 50 km. (diconsi cinquanta) di rete ferroviaria a doppio binario e l’Alta Velocità si ferma a Napoli: solo oggi qualcuno se lo ricorda! Sui percorsi autostradali le cose non vanno meglio. Inoltre la Finanziaria ‘97 prevede tagli di spese per l’ANAS (2.000 miliardi) e le Ferrovie dello Stato, nel ciclone delle cronache penali, è in fase di stallo per revisione dei bilanci e quindi non può anticipare programmi di spesa che la vorrebbero impegnata per 200 miliardi l’anno per 10 anni. Gli altri soggetti interessati al progetto, Regione Calabria e Sicilia, anch’essi dalle finanze disastrate, non hanno approntato strumenti attuativi urbanistici e territoriali neanche nelle intenzioni. Il ricorso al project finance è quasi assurdo visto che l’ammortamento è impensabile oggi per qualsiasi privato. Infine, i piani di sviluppo economico delle aree interessate indicano solo nel nome, quale specchietto per le allodole, l’ipotesi dell’area dello Stretto. Intanto il sottosegretario ai Lavori Pubblici Bargone, rispondendo ad una interpellanza alla Camera avanzata da alcuni deputati fra cui il calabrese Valenzise di AN, ha riferito che per il momento si sta redigendo il progetto esecutivo. Alla buon’ora!, aggiungo, visti i tempi fin qui succedutisi, non nascondendo poi il sospetto che questo avviene sia per prender tempo sia per non aumentare le liste di mobilità e dismissioni del personale, procedura che le società dell’IRI stanno seguendo in vista delle privatizzazioni del comparto Iritecnica di cui fa parte la società Stretto di Messina.

Un recente rendering dell’attuale progetto

 

Per quanto riguarda i costi ricordo il balletto delle previsioni: 6.500 miliardi di lire secondo le stime del governo Dini, 15.000 miliardi come indicato dall’ex ministro Fiori e confermato su “la Repubblica” da Gianni Corbi, 10.000 miliardi come riferito su questo giornale nella precedente edizione di settembre. Costi che prevedono in misura diversa le realizzazioni del ponte come tale e dell’impatto territoriale, ma non precisano mai gli effetti indotti nei sistemi ambientale, urbanistico, produttivo ed economico. Gioia Tauro docet! Nel frattempo riporto l’idea del ponte dell’autodidatta calabrese Pino Donato, di Palmi, il quale propone il disegno di un ponte a luce unica con un sistema di tiranti sommersi e una zona di “distanziatore e collegamento centrale”.

 

Il plastico del ponte capovolto di Pino Donato, di Palmi: un artigiano autodidatta, meccanico di professione, che ha partecipato nel dibattito di voci e muse dei media e dei politici manifestando il cuore delle speranze e dei sogni di tanti calabresi

Sistema analogo a quello dei panni stesi con la corda che scorre su due carrucole all’estremità e che dà l’immagine di una struttura doppia, funzionante anche “sottosopra”. Cioè come se fosse anche un ponte capovolto. Com’è un piatto dove non si può mangiare.

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Note di redazione:

Sergio Musmeci è stato un grandissimo ingegnere, inventore di soluzioni plastiche della statica che sono vera e propria architettura.

Sergio Musmeci. Ponte sul Basento. Potenza – 1971

Notevole invenzione di una membrana in

cemento armato che sostiene una passerella stradale

 

Giuseppe Perugini un architetto che avrebbe meritato maggiore attenzione da parte della cultura architettese, abbastanza indifferente quando il richiamo si rivolge solo alle risonanze mediatiche e politiche.

Giuseppe Perugini (e altri). Roma. Mausoleo delle Fosse Ardeatine.

 

Costantino Dardi e Giovanni Morabito hanno costituito un gruppo di lavoro che per un paio di decenni hanno inciso nella cultura architettonica italiana con molta attenzione all’impatto ambientale usando soluzioni formali di grande semplicità e di recupero spaziale delle geometrie essenziali.

Gruppo Dardi – Morabito. Progetto per il Padiglione di Osaka

 

Il profilo del ponte di Pino Donato ricorda, ribaltato, quello del Ponte di Bassano. Lì “….ci darem la mano….”ed evoca, nel richiamo musicale, quello che Otello Profazio, celebre cantautore calabrese (si laureò in lettere cantando i suoi versi con la chitarra!), in un suo canto poetico sogna un Ponte che

 

sugelli un bacio fra due innamorati che s’incontrano al centro fra le due sponde dello Stretto.

 

Otello Profazio. Poeta letterato della canzone calabrese

aliniimpregilo . Il raddoppio del Canale di Panama. 2016 :

primaria impresa holding “in predicato” per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, sorta dalla fusione fra la Impresit-Impregilo e lasalini-costruttori, Impresa della famiglia romana SALINI, fondata nel 1936 dal capostipite Pietro Salinied oggi assai attiva nel mondo, in grado di affrontare e di superare tecnicamente sfide non impossibili.

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Un paio di anni dopo questo articolo della “La Città del Sole”, Sebastiano Messina, su “Affari & Finanza “ di “la Repubblica, scrisse nella rubrica “Controluce” una riflessione che qui viene riproposta: c’era già la “Legge Merloni” sugli appalti, che obbligava, fin d’allora!, il reperimento certo dei capitali per la redazione completa, fino ai disegni esecutivi, dell’opera da realizzare e le risorse economiche per la realizzazione dei lavori.Ma evidentemente le parole delle leggi e quelle degli esecutori delle stesse leggi a volte non sono “complanari”…..

Due commenti grafici, realizzati in anticipo nel 1997,…..!,risultarono assai indicativi.

 

Ma la vicenda del Ponte sullo Stretto, ormai una sorta di brodo che continuamente si riscalda e si ripropone secondo le risonanze politiche che fanno comodo e “tendenza”, fu ripresa persino da Lucio Caracciolo che, per quanto notissimo ed apprezzatissimo divulgatore ed opinionista a tutto campo, ma non proprio in quello specifico dell’ingegneria e dell’architettura, forse un po’ stanco anche lui delle solite solfe sul nostro Ponte, esce allo scoperto per allontanare la rituale attenzione al Ponte che distoglie l’attenzione dai problemi più seri.

La tribuna è sempre del gruppo “la Repubblica”, giovedì 27 luglio del 2000.

 

L’articolo cita il ponte di Orensud, 16 km. di lunghezza fra la Danimarca e la Svezia, parte con tanti piloni, parte con impalcato sospeso su piloni altissimi, parte “sottomarino”, diverso da quello di Pino Donato, qui esposto e menzionato, ma certamente, forse, più affascinante perché “scende sotto il mare” e poi risale e riprende il percorso sulla terraferma.

 

 

 

Il Ponte di Orensud

 

 

 

 

Il ponte scende sotto il mare

 

 

Riporta, Caracciolo, tutti i dati tecnici che da allora, ormai da una 20ina di anni fa si ripetono, gli stessi che vi risparmiamo di rileggere: nessuna variante di numeri, nessuna variante di tempi, nessuna modifica delle reti infrastrutturali in Sicilia ed in Calabria.

Intanto, per i collegamenti ferroviari fino a Reggio Calabria arriva il “Freccia Bianca”, infatti, se si vuol partire da Roma sul “Freccia Rossa”, occorre “cambiare” a Napoli.

Ancora oggi. Da quelle parole di Caracciolo, che erano dell’anno 2000.

 

Stessa spiaggia, stesso mare, stesso Ponte.

 

 

 

Il ponte scende sotto il mare e

risale sulla terraferma

 

Ipotizza, Caracciolo, una realizzazione nel 2015.

E persino venne tratteggiato il lungo percorso, da Malmoe alla Sicilia, quel collegamento ipotetico tra l’estremo nord dEuropa e l’estremo sud di Palermo.

 

Già che ci stiamo, visto che un mesetto fa sono stati trovati nell’Universo altri 7 pianeti come la Terra, forse, l’onestissimo e sognante Caracciolo guardava, dal suo confine, cioè dal suoLimes”, un altro pianeta.