Prosegue, con nuove proposte, la rubrica:

QUANTO E’ BELLA L’ITALIA!

di Lucio Martinelli

SONCINO: LA ROCCA, LA CITTA’ MURATA, IL BORGOMEDIEVALE.

Nella ricerca di luoghi suggestivi da raccontare e documentare agli amici di “Pizzofalcone”, ho riservato uno spazio ai “Castelli, alle Rocchee alle Città Murate di cui è ricco il nostro Paese, purtroppo non tutti conservati come si dovrebbe. Unitamente alle basiliche, alle chiese e ai monumenti dei Borghi Antichi, sono una testimonianza preziosa della nostra storia, in particolare di quando lo “stivale” era diviso in stati, feudi, comuni, signorie, sempre in lotta fra loro per la contesa o la salvaguardia di un territorio e delle sue ricchezze. Castelli e Rocche ovunque, grandi, piccoli, diruti o integri, sui colli, sulle montagna, sulle coste, nei porti o addirittura nel centro delle città. Comunque, prima di parlare della Rocca di Soncino, è bene dare qualche notizia su questo tipo di manufatti fortificati, spesso definiti a sproposito “manieri”. Occorre precisare che, a parte qualche rudere dell’antichità, la maggior parte dei Castelli e delle Rocche italiani risale a non prima del 1200. Dalle torri isolate con funzioni anti pirati, soprattutto saraceni, si è passati al Castello-Recinto, cioè una cinta muraria, con almeno una torre detta mastio con funzioni di comando, al cui interno accogliere la popolazione minacciata da un pericolo incombente. La successiva costruzione del castello feudale comprendeva,oltre alla cinta muraria, una o più torri più grandi in quanto destinate alla abitazione del feudatario, ad accogliere la servitù e gli armigeri per la difesa. La residenza, nella torre o in una apposita costruzione interna, oltre agli alloggi del castellano,comprendeva:la sala d’armi, quella di rappresentanza e di giustizia. La prigione era ricavata nei sotterranei.Particolare attenzione veniva data alla provvista d’acqua, in genere con uno o più pozzi, e alle scorte di cibo.

Il borgo medievale murato di Soncino

Il castello era circondato normalmente da un fossato, magari inondato, valicabile attraverso un ponte levatoio, posto davanti all’ingresso, spesso preceduto da un avamposto fortificato detto rivellino. Con l’avvento delle armi da fuoco, soprattutto delle artiglierie, il concetto di castello cambiava e si modificava in Rocca, ovvero un fortilizio posto generalmente sopra una altura, con mura adatte a resistere ai colpi delle colubrine e delle bombarde. Questa evoluzione segnava la fine del castello con scopi militari e la nascita delle rocche, dei forti, delle fortezze, delle roccaforti cittadine che presero il nome di cittadelle,con una drastica riduzione in altezza delle opere difensive e con una più ampia disposizione sul terreno per meglio resistere al fuoco e reiterare la difesa su posizioni scaglionate in profondità.

Dopo questo preambolo, passiamo all’argomenti che mi sono proposto:la Rocca sforzesca, inclusa nella città murata di Soncino, e il bellissimo Borgo Medievale di questa cittadina lombarda.

Soncino sorge su un dosso dell’antico argine del fiume Oglio, nel verde della lussureggiante campagna lombarda, dove è frequente il fenomeno delle risorgive. L’antico borgo è interamente circondato da massicce mura bastionate in cotto, rinforzate da torrioni semicircolari e da un fossato in parte ancora colmo d’acqua. Era una città murata fin dall’anno mille ma l’evoluzione del concetto difensivo iniziava nel XV sec., con il riconoscimento, da parte dei cremonesi, del suo ruolo strategico quale estremo baluardo del confine settentrionale.

Soncino, come già detto, era fortificata già nell’alto Medio Evo, ma la sua importanza aumentò sotto Azzone Visconti (1329-1339), che la tolse all’influenza di Cremona per opporla ai veneziani. La sua importanza militare crebbe nell’epoca sforzesca, quando divenne il caposaldo avanzato delle terre milanesi, accerchiate a settentrione e ad occidente da quelle veneziane. Questa situazione spinse Francesco Sforza a rafforzare, nel 1460, le mura medievali della città con solidi torrioni cilindrici.

 

Veduta aerea della rocca sforzesca

La cerchia cittadina si incentrava nel Castello, che non era però più impiegabile come strumento bellico. Venne pertanto abbattuto e ricostruito come Rocca fortificata all’altezza dei tempi, in soli due anni (1473-1475), dai migliori ingegneri e architetti del ducato:Serafino Gavazzi, Bartolomeo Gadio, Danesio Maineri, Benedetto Ferrini e Giacomo de Leva.

La Rocca di Soncino era la conseguenza del loro personale concetto di architettura militare, incentrato sulla razionale dislocazione territoriale ed organizzativa delle opere di difesa, più che sulla ricerca di forme adatte a resistere al potere dirompente delle nuove armi da fuoco, tema che invece appassionava gli architetti militari dell’Italia centrale. Il risultato era piuttosto un “perfezionamento e un potenziamento” del preesistente castello medievale demolito, con però una struttura nuova che lo rendeva un possente baluardo difensivo.

La moglie dello scrivente all’ingresso della Rocca, prima della visita del 20 novembre 2004.

Il rivellino, è un’opera fortificata a se stante.

L‘uscita verso la campagna, ha un proprio ponte levatoio.

La Rocca è una possente costruzione quadrangolare, con solidi torrioni sporgenti, collegati da massicce e alte muraglie. Nel lato più esposto, verso la campagna, ha una torre cilindrica a doppia sporgenza. Una realizzazione alquanto strana, eretta forse per rendere difficile l’approccio al punto più attaccabile, in quanto è pressoché impossibile scalarla, anche se sembra poco adatta a resistere ai colpi di cannone, essendo il maggior peso concentrato in alto, nella parte più vulnerabile. La differenza rispetto ai castelli medievali è evidente nel solido rivellino, grande quasi come l’intera costruzione. Questa avanstruttura difensiva rappresentava la prima difesa. La sua perdita poteva essere disastrosa per l’intera Rocca. In tutto il complesso, c’è una sola stanza abitabile, quella del capitano, situata in una torre, protetta da un proprio ponte levatoio. In tutta la Rocca ci sono solo alloggi di fortuna per la guarnigione. Il cammino di ronda, allo stesso livello e le quattro torri passanti, cioè forate da grandi archi, consentivano la continuità di percorso lungo tutto il perimetro e garantivano il rapido spostamento dei difensori da un punto ad un altro.

I camminamenti tra le torri.

Lo scrivente accanto al pozzo nel cortile principale della rocca

La rocca aveva un pozzo artesiano e dei raccoglitori per l’acqua piovana. Il sotterraneo, dove scopri anche la prigione, offriva anche una via di fuga verso la campagna in caso di assedio, consentendo il superamento del fossato che circonda la rocca su ogni lato, attraverso un ponte in muratura al quale si accedeva attraverso un proprio ponte levatoio ligneo.

L’ingresso nella rocca dal secondo ponte levatoio, dopo aver superato il rivellino

Il torrione sul lato campagna.

Nella foto in alto, si nota la merlatura terminante a “coda di rondine” per favorire il tiro con le balestre, le caditoie sotto i merli, dove i difensori rovesciavano sugli assalitori pietre, olio bollente, tutto ciò che poteva recare offesa. Come già evidenziato, una caratteristica positiva per la difesa della Rocca erano proprio i camminamenti, larghi e facili da percorrere dai difensori gravati da armature e da pesanti armi individuali. Le quattro torri sono ancora oggi coperte da un tetto di pesanti tegole in cotto, sorretto da grosse travi lignee. Lo scopo non era tanto difensivo quanto quello di assicurare alle scolte una protezione dalla pioggia, dal vento e dalla neve.

Un’altra bella immagine laterale della Rocca, con la scala che conduce al fossato.

La Rocca di Soncino era una perfetta macchina da guerra, pensata in ogni particolare in funzione del combattimento, senza nessuna concessione agli aspetti residenziali e senza ostentazioni decorative, quasi fosse un trattato di tattica medievale tradotto in muratura. Infatti, si tratta di un perfetto esempio di architettura militare in cui compaiono tutti gli elementi salienti del manufatto difensivo: gli alti muri di cinta, le torri con funzioni di reciproco sostegno ai quattro angoli, i camminamenti di ronda merlati lungo i parapetti, le feritoie, le caditoie, tutto un insieme di correlazioni che possono far rivivere al visitatore gli assedi, le strategie difensive degli assediati, per un splendido viaggio fantastico nel passato, alla scoperta della vita militare nel Medio Evo.

Soncino, tuttavia, non deve la sua fama solo alla Rocca sforzesca, nella quale sono stati girati numerosi film in costume (es. Il Mestiere delle Armi, del regista Olmi). E’ ricco di suggestive e preziose testimonianze storiche, custodite nel suo bellissimo Borgo Medievale, cinto da mura e torri che ne delimitano il perimetro. La cittadina, conserva copiose tracce della sua storia medievale: le case-torri sviluppate in altezza, i portici, la piazza centrale, il palazzo del Comune, il chiostro della chiesa di S. Giacomo, una delle tappe lungo il cammino di Santiago, la “Strada Magna”. Una testimonianza della ricchezza idrica di Soncino e dello sviluppo del commercio manifatturiero, sono i numerosi mulini ad acqua distribuiti sul territorio.

Una delle tappe imperdibili è il Museo della Stampa. Situato in un palazzotto nel centro, chiamato la “casa degli stampatori” perché era la sede originaria di una importante stamperia ebraica. Custodisce esemplari di torchi lignei ancora funzionanti e svariate attrezzature tipografiche dell’epoca. Sono esposte le riproduzioni dei principali e preziosi incunaboli impressi nella stamperia, in particolare la famosa Bibbia del 1488 di Gershom Soncino.

La casa degli “stampatori” Torchi da stampa, in legno, funzionanti

 

Una delle sale del Museo della Stampa

Il Museo ripropone la vicenda storica della cittadina di Soncino, tra le poche in Italia e in Europa ad accogliere una stamperia già nella seconda metà del 1400, circa trent’anni dopo la scoperta di Gutenberg, ad opera di una famiglia di stampatori Ebrei, le cui vicende sono illustrate nei differenti stili di stampa esposti al pubblico.

Il museo offre l’opportunità di scoprire le radici della cultura moderna attraverso le antiche apparecchiature che ne hanno favorito la diffusione. Consente di prendere confidenza con una serie di attrezzature da stampa con caratteri mobili fino ai torchi di differenti fatture ed epoche. Nelle teche sono illustrati i principali metodi antichi di incisione.

Vi sono, inoltre, due laboratori. Il primo è dedicato alla “Scrittura a memoria degli uomini”: dalla nascita dell’alfabeto ai monaci amanuensi. Il secondo è dedicato alla “Stampa. Parole e immagini riprodotte”. Presenta l’invenzione della stampa e le varie tecniche di incisione.

Il Borgo Medievale di Soncino, inoltre ha altri imperdibili, percorsi storico-artistici. Alcuni di questi portano a piazze porticate, palazzi antichi, chiese con bellissimi affreschi e opere d’arte come quella di S. Maria delle Grazie, che è una testimonianza della tecnica e della architettura rinascimentale lombarda. La visita alla chiesa è una interessante occasione per avvicinarsi allo studio e alla comprensione dell’affresco, per conoscere le vicende del Borgo attraverso una lettura iconografica e per godere della bellezza e del fascino dell’arte sacra rinascimentale.

Andate a Soncino se potete, amici di Pizzofalcone. Dista una quarantina di chilometri da Bergamo e da Brescia, circa sessanta da Milano e solo trentacinque da Cremona.

E’ una visita interessantissima, che lascerà in tutti voi un vivo e piacevole ricordo.

 

NOTA. Per Chi non dovesse ricordare le differenze esistenti tra le varie opere architettoniche difensive, ho predisposto un GLOSSARIO. Potrà sempre essere utile.

 

CASTELLO: complesso architettonico fortificato atto a difendere la dimora di un nobile o di una autorità riconosciuta. Alla funzione residenziale si unisce quella militare ma, nel tempo, ha prevalso l’aspetto abitativo (dimora difesa). Quando era rilevante la funzione militare, dal castello si è passati alle rocche e ai forti. Il termine derivato dal latino castellum, tardo diminutivo di castrum, cioè accampamento, o luogo fortificato, è diventato, sinonimo di architettura fortificata, pur indicando un tipo specifico e storicamente delimitato. In Italia sono numerosi e alcuni sono anche in buone condizioni di efficienza. Hanno sempre conservato la denominazione di Castello prima del nome. Es. Castel Santangelo, Castel dell’Ovo, ecc.

ROCCA e ROCCAFORTE: rocca è un edificio fortificato presidiato da armati, senza la funzione residenziale, per la difesa di una zona limitata del territorio, tipico dell’architettura militare di transizione, nella seconda metà del 1400. Roccaforte è invece il termine per indicare un paese o una intera città fortificata.

FORTE: edificio bastionato, con funzioni e scopi unicamente difensivi (quindi mai residenziali, a differenza del castello), generalmente costruito per il controllo di punti strategicamente importanti: vallate, passi, porti ecc., come i forti di Bard, di Exilles e dell’Assietta nelle valli d’Aosta e piemontesi o come caposaldo di linee di resistenza prestabilite (es. la linea Maginot, in Francia; i forti che circondano Roma, ecc.).

FORTEZZA: è il termine più recente di forte ma con un significato più vasto, in quanto la fortezza può comprendere anche più forti, caserme, depositi, magazzini, polveriere, posti comando per il controllo militare di un intero territorio e non solo per l’uso immediato della fortificazione stessa (es. le fortezze austriache del quadrilatero).

FORTIFICAZIONE: qualsiasi struttura atta a proteggere dalle offese del nemico. Significa anche arte di costruire, attaccare e difendere una piazza, cioè un luogo fortificato. Può essere: attiva o offensiva, quando è rivolta a condurre un assedio, oppure passiva o difensiva quando è dedicata a difendere una piazza.