N U N Z I A T E L L A

I   C A N T O S

Gabriele Albarosa è  il cantore

 

CANTO SETTIMO: LA NOTTE[Notte amica – San Crispino – Incursione]

La notte vedova col suo silenzioGentile anonimo stende il suo velo,Cosperge la sua polvere d’assenzio;

È generosa, ti regala il cielo,Quello dei sogni, e ti regala il vuoto:Vuoto di urla, disciplina, zelo,

Vuoto di Mamma, vuoto dell’ignoto;Si insinua e ti protegge nel torporeLa notte amica, del sollievo immòto.

Ma il venticinque Ottobre, con orroreM’accorsi che la pallida Selène,Vuoi per dispetto o forse per errore,

Al divo Marte invece che ad IrenePassava della veglia il testimone:…Un cigolìo lontano di catene

Misto a lamenti pregni d’afflizione,Appropinquandosi alla camerataDette l’inizio a un’egra processione

in devozione all’alma sfortunataD’uno di noi che, proprio a San Crispino,Si spense e da quell’ora è condannata

Nei muri che lo videro bambino;S’apre la porta in fondo allo stanzone,Un’ombra incede dietro un lucernino,

Un’altra, dietro, intona una canzone;Manipolo di pochi, tristi pochi,Fratelli, incappucciati, nell’androne;

Avanzano e di loro i toni rochiSi fan vicini e accerchiano il mio letto;Mi desto: non è un sogno! I lumi fiochi

Rivelano a spezzoni il loro aspettoChe non è umano: scheletri di mortiO facce come l’occhio di un insetto.

Terrorizzato, penso a quali tortiIo possa, e per che colpa, aver commesso,Immobile davanti a quegli storti;

Ora son tutti qui che più dappressoNon puotesi e, comunicando a gesti,Si arrestano ed intonano, al riflesso

Dei crocifissi sulle loro vesti:<<‘Requiem aeternam dona ei’, Signore, ‘Et lux perpetua ei’, tra i tuoi celesti,

Risplenda, come splende a noi nel cuore>>.Poi quiete… E ancora poi, sinistramente,Così come arrivati, nel dolore,

Si vanno, strascicando mestamenteLor calzature che, per qualche istante,Sembrano luccicare flebilmente…

…Fu vero o solo un incubo agghiacciante?!?E l’indomani, al suono della tromba,Il dubbio mi trovò recalcitrante

A confessare (a chi?…dell’oltretomba?)…E quindi, zitto, tenni il mio segretoDel letto trasformato in catacomba.

Cert’è che l’episodio punto lietoMi rese meno intima la notte:
Dentro di essa, pur se in modo insueto,

Avèan rifugio l’anime corrotteRacchiuse nel maniero centenario;…Chissà che non, nel tufo, nelle grotte,

Si nascondesse qualche millenarioFantasma di guerriero, di assediante,O spirto di assassino o di sicario!

Di questo ne fui certo poco avante,Quando assistetti alla dimostrazioneChe, Brenno od Alarico coadiuvante,

Gli Anziani fecero con l’ “INCURSIONE”!Gli Anziani: dopo poco più di un mese A far del nostro giorno un tormentone

Pensaron bene, sempre a nostre spese,Di rincarar la dose a sole occaso,Pianificando scorribande estese

Laddove nulla fu affidato al caso,Perché dei materassi e degli arredi,Di scarpe e di vestiti, il volo raso

Degli incursori non lasciò più in piediNiente di niente, in soli tre minuti:Senz’altro il più veloce degli assedi!

Nulla vedemmo di quei convenuti,Pe’l gran gridare e’l correre ai ripari,In preda al panico, nei bagni, muti!

Meticolosamente, quei corsariAvèan gettato tutti i nostri effettiIn terra o nel cortile e noi, somari,

Ci ritrovammo a fare degli oggettiRaccolta e cernita per più di un’oraFinché i locali furono perfetti

Appena in tempo per mirar l’aurora.Di quell’evento, dopo, in adunata,Facemmo tutti come quel che ignora:

Ciò che successe in quella camerata Doveva rimanere un gran mistero,Un rito di passaggio, una bravata,

Antica Tradizione del Maniero,Che, come l’altra notte di Crispino,Faceva sua naziòn di qua dal vero:

…Un terremoto? …Un mònito divino?Cotanto era il potere dell’Anziano:Un lupo innanzi al tenero agnellino

Che il giorno e anche la notte bela invano.—-ALCUNE NOTE ESPLICATIVE:Per gli scientifici:– Selene = Luna– Irene = Pace– Marte = se non lo sapete v’uccido!Per i letterati:“Manipolo di pochi, tristi pochi, fratelli…”È una quotazione shakespeariana dall’Enrico V, lievemente modificata.  Il re, il giorno di San Crispino, la utilizzò nel suo discorso per la battaglia di Agincourt.Per i curiosi:I Santi Crispino e Crispiniano,nomenomen, erano calzolai.

I versi:“Lor calzature che, per qualche istante,Sembrano luccicare lievemente” fanno riferimento alla leggenda secondo cui i santi lasciarono un paio di zoccoli di legno a un bambino poverissimo.  Bruciati nella stufa, la cenere si trasformò in pepite d’oro.Per gli spadaccini: …Ma nelle “facce come l’occhio di un insetto”…avete riconosciuto le maschere da scherma?Per gli storici:Brenno (390ac) ed Alarico (410dc) furono i due re (gallo e goto) ad effettuare con successo il sacco di Roma.