Il Caporetto

del Ten. Col. Maurizio De Vito Piscicelli,

e dei tanti Eroi sconosciuti

di Nunzio Seminara

“I fatti” eroici di cui è fulgido esempio il Ten. Col. Cavaliere Maurizio De Vito Piscicelli , trattano la chiave di volta di quanto avvenne tra il 24 ed il 25 ottobre 1917 e che riguardano l’angolo critico fra la 46^ e la 43^ Divisione del IV corpo d’Armata (Ten. Gen. Cavaciocchi, Ex Allievo Collegio Militare di Firenze)), a noi ricordato come massimo responsabile del cedimento di Caporetto a Conca di Plezzo, ma che nel testo di Adriano Alberti (“L’importanza dell’azione militare Italiana -, Le cause militari di Caporetto” , dello S.M.E., riedizione del 2004 con introduzione di Andrea Ungari), considerato da TUTTI come grande storico militare di indiscussa precisione ed onestà, risultò molto rivalutato dopo i risultati della Commissione d’Inchiesta voluta dal Re Vittorio Emanuele III nel gennaio 1918, istituita per studiare le cause del cedimento a Caporetto, risultati che lo videro imputato insieme ad altri Generali (Cadorna, Capello, Montuori, con esclusione di Badoglio, dai più ritenuto massimo responsabile….), tanto da far congelare, dallo SME e dal Ministero della Guerra, la bozza del 1923.

 

Il Ten. Gen. Luigi Capello

 

Il Ten. Gen. Luca Montuori

 

Il Ten. Gen. Alberto Cavaciocchi

Si voleva così evitare il ripensamento di una ormai consolidata opinione che, questo è grave, nonostante i testi successivi dello stesso SME del 1967 non sia stata confutata, come rilevato in “Dall’Isonzo al Piave” del 2015, successivo alla riedizione del libro che è del 2004.

Intanto, però, il 25 sera, alle ore 23,30, il Gen. Cavaciocchi, mentre a piedi si recava al suo Comando, a Nimis, incontrò il Magg. Gen. Gandolfo, il quale per ordine del Comando Superiore (Cadorna) assumeva i Comando del suo IV Corpo d’Armata…….:( S.M.E., tomo sulla Grande Guerra, “Le operazioni del 1917, Vol. IV, Tomo 3°, Narrazione, p. 341 – Ed. 1967).

Tre anni dopo sarebbe stato rivalutato, ma, come citato, le nuove informazioni furono “congelate” per non creare altri….turbamenti. Tant’è!, del resto ancora oggi è sul banco degli imputati.

Nota: dalla stessa fonte anzi citata, a pag. 310, risulta che S.M. Il Re, alle ore 11,00, si presentò a Carraia, Sede del Comando del VII Corpo d’Armata (Ten. Gen. Bongiovanni), disposta “alla fronte” in zona arretrata e alla sinistra del Corpo d’Armata di Badoglio, col compito di saldare i C.d’A. Del Gen. Cavaciocchi e di Badoglio (gli dettero il comando il 9 ottobre, 15 giorni prima del 24, con truppe approssimate e non pronte: per questo non fu censurato dalla Commissione d’Inchiesta su Caporetto).

Re “Soldato” (in effetti faceva molte incursioni fino alle prime linee), chiede di Badoglio, ma questi non era rintracciabile. (n.d.r.: il Re aveva “un debole” per Badoglio, dalla Bainsizza dell’agosto 1916 fino al settembre del 1943)

  Pietro Badoglio, in quell’ottobre del 1917, comandava il XXVII° Corpo d’Armata che a Caporetto era dislocato, con la sua 19^ Divisione , sulla parte destra della Conca di Plezzo. La 19^ Div. (Magg.Gen. Giovanni Villani) era, “alla fronte”, in posizione di prima fila, ed era stata preallertata, come “tutta la fronte” della 2^ Armata (Ten. Gen. Luigi Capello) dell’attacco austro-germanico per la notte fra il 23 ed il 24 ottobre, con violento fuoco di artiglierie di preparazione preceduto da un lungo bombardamento di gas (oggi si può confermare che sarebbe stato il “fosgene” e/o il “disfosgene”, non l’iprite). Il Gen. Villani aspettò invano i tiri di contropreparazione garantiti, a voce, persino 24 ore prima, dal Gen. Badoglio. L’artiglieria “tacque”: Si disse e si scrisse che le linee telefoniche fossero interrotte per i bombardamenti delle artiglierie austrungariche, avvenuti “dopo” l’attacco dei gas durati almeno 3-4 ore (i rapporti riferirono dalle 02,00 del giorno 24 alle 06,00, com’era stato previsto !!!): nessuno ebbe la possibilità di trasmettere nei primi minuti di quel gas sulle linee della fanteria, appostata e schierata da qualche giorno in attesa dell’ora X (: le 02,00, per l’appunto!) quando ancora telefoni e radio potevano trasmettere, che l’offensiva era in atto?, nessuno pensò che almeno un paio d’ore dopo sarebbe stato opportuno cominciare con i tiri di artiglieria di “contropreparazione” come già previsto, !!!!, e come da manuale tecnico dell’artiglieria?, e come il Ten. Gen. Pietro Badoglio aveva assicurato alle “Superiori Autorità” e disposto al Comandante delle Artiglierie del suo corpo d’Armata, il Col. Cannoniere ( beffarda sorte, nome casuale !)? Tra l’altro, se si sapeva della offensiva imminente, non si poteva prevedere un semplice sistema di comunicazione di “riserva”?, non è la tattica che sul campo un Comandante Militare deve adottare prevedendo sempre di modificare durante le operazioni per esigenze “sul campo”?

La 19^ Divisione resistette allo stremo con perdite umane gravissime e fu decimata, il Comandante, il Gen. Villani, che aveva infatti affermato di resistere fino alla morte, distrutto dall’esito di quella battaglia combattuta senza sostegno del Corpo d’Armata, sentitosi umiliato e colpito nell’onore di soldato, si tolse la vita, non resistendo all’onta di sopravvivere ai suoi soldati, pur essendo incolpevole di quella loro morte.

Non risulta che fu mai detta alcuna parola sulla morte di Villani da parte di Badoglio, suo diretto superiore.

Il Magg. Gen. Domenico Villani

 

Dalle ore 21,00 circa del 23 ottobre fino alle 16,00 del 24, non si sapeva dove fosse il Ten. Gen. Badoglio.Ma è stato scritto (“BADOGLIO”, di P. Pieri e G. Rochat – UTET) e non si sa quale ne sia stata la fonte, sembra che Badoglio fu svegliato alle 02,00. Non sentiva nessun rumore! Del resto alle 12,00 di due giorni prima aveva comunicato che la sera avrebbe trasferito la sede del suo comando da OsriKratz, a quota circa m. 1.750, a Kosi, più in basso, quasi in una conca: perché? Occorre osservare che OsriKratz era un posto favorevole di osservazione e di “ascolto”, visto che il rumore di artiglierie si disperdono in alto. Come il gas. Inoltre, se anche fosse stato svegliato, per quanto tutti i suoi storici abbiano affermato che quando era a letto non doveva essere disturbato (avvenne, secondo Zangrandi, persino nel settembre 1943, quando giunse da lui un ufficiale inglese per valutare alcune operazioni da svolgere prima del fatidico giorno 8), cosa avrebbe dovuto “sentire” se il lancio di gas con bombarde non ha particolare risonanza e poi il gas si diffonde senza rumore?, e che tra l’altro se le artiglierie austriache avrebbero dovuto aprire il fuoco dopo quattro ore, cioè dopo le 06,00 del mattino è possibile che non si fosse allertati per il fuoco di contro preparazione? Si registra soltanto che vi fu una sua telefonata circa alle 7,30 del mattino del 24 ottobre in cui non denunciava attacchi nemici di rilievo (allora funzionava il telefono!, ma, da dove?).Ricomparve, Badoglio, alle 14,00 circa (a Liga?) comunicando laconicamente informazioni sulla situazione della battaglia in corso, quasi fossero non rilevanti.

Cambiò in quei giorni, dal 22 al 26 ottobre, la sede del comando 3 o 4 volte (anche “itinerante”…. nei dintorni della battaglia, in zona arretrata…….), e non si riusciva a comunicare con lui, mentre tutti gli altri Comandanti erano reperibili.

Comunque Badoglio attese molto prima di parlare di quei giorni. Lo fece dettando le sue memorie una sessantina di anni fa, “Badoglio Racconta”, a Vanna Vailati, la Segretaria personale, che sembra fosse anche sua parente.

 

 

 

 

 

Molti storici, militari e non, opinionisti e giornalisti, hanno commentato quelle ore. Dato che è lecito credere che la Storia vada accertata documentalmente e poi la si interpreti, qui si riportano fedelmente alcuni stralci che mettono, in una lettura attenta, l’anima nascosta di quell’uomo, testimone presente e…… assente a tratti, in quelle drammatiche ore, ma che ricompare circa 40anni dopo, con parole sue, su quelle lunghissime e intense ore di tragedia.

Per tanti uomini in divisa, per l’Italia, per la Storia

Badoglio Racconta stralcio, pag. 136:

L’unico Comando isolato(“….isolò i Comandi….”) sembra che fu proprio quello del XXVII Corpo d’Armata. E il Comandante si chiamava proprio Pietro Badoglio. Risultò inoltre che tra bombarde al gas e successivo fuoco di artiglieria l’azione dell’attacco austrungarico-germanico durò quasi 6 ore e mezzo. Come il Comando Superiore (Cadorna), quello della II Armata (Capello) e i Comandanti dei Corpi d’Armata, il IV (Cavaciochi), il VII (Bongiovanni, il XXVII (Badoglio) ben sapevano, con precisione (Conferenza 23 ottobre).

Badoglio Racconta, stralcio pag. 137:

Osservazioni di fine corsa:

interessante è che ad alcune critiche “negative” di Silvio Bertoldi (“BADOGLIO – Il Generale che prese il posto di Mussolini”, Biblioteca Universale Rizzoli, 1993), Vanna Vailati, cita, in una notainviata a Bertoldiil quale accenna al trafugamento di documenti-dossier sul comportamento di Badoglio a Caporetto (il contendere riguarda una relazione di 80 pagine, mai ritrovata, che poi diventano 13 nella Commissione d’inchiesta, anch’esse finite, parrebbe, nel bosco con le nebbie della Storia), che Mussolini fermò la pubblicazione dei rapporti su quell’ottobre del 1917ritenendo che soltanto 50anni dopo si sarebbe avuta una lettura più serena, perché lontana da quei fatti di guerra e pertanto ammorbidita da ricordi sfumati ( e da interessi non più vivi, ma che ritornarono nel 1943, fino ad oggi!).

 

N.D.R.: La curiosità per questi studi è emersa dalla scoperta quasi casuale di una corposa serie di pubblicazioni di Storia Militare, edite dallo stesso Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, e fra questi il testo menzionato, che per l’appunto, è datato 1967, 50anni dopo Caporetto.

Non proprio “assonante” con “Dall’Isonzo al Piave”, già menzionato, edito recentemente, nel 2015, che riporta i risultati della Commissione d’Inchiesta del gennaio 1918 e consegnati un paio d’anni dopo.

Intanto la raccolta si arricchisce di altri documenti.

 

La ricerca continua.