IL TOPOLINO DI NAPOLI

 

di Dora Cartella

 

 

Qualche settimana fa mi capitò di ricevere un video che ritenni straordinario:un uomo dal balcone della sua casa in via Atri, angolo via Tribunali, diffondeva intorno le note dei brani più celebri della canzone napoletana.

Sorrisi…mi cullai nella musica…mi annullai nel ricordo struggente della mia città: Napoli, da sempre identificata con la musica stessa…da sempre vista come il paese dei mandolini,strumento per serenate e portavoce dei più grandi messaggi d’amore.

Tutti cantano a Napoli…tutti hanno ereditato dalla sirena Partenope canti languidi,dolcissimi,affascinanti ed irresistibili..

Un pianoforte,posto all’ingresso della stazione centrale,non fa a tempo ad avviare i tasti ed una folla di gente accompagna le note con il canto…

In piazza del Gesù si improvvisano “tamurriate” che sciolgono i sensi…

Negli angoli più bui dei “vichi” del centro storico,seduti a terra,artisti solitari dalla voce malinconica cantano” ‘Na ser’ ‘e maggio” ,”Lusingame“…

Ed oggi ho potuto dare nome a quell”uomo che cantava dal balcone.

Antonio Borrelli,cantante neomelodico,si esibisce cantando dal balcone della propria casa,un balcone adornato con trecce di aglio e gialli limoni di cui è possibile immaginare la luce ed il profumo e da cui pende ” ‘o panariello” per raccogliere le offerte.

“Topolino,è questo il suo soprannome, è stato denunciato dai vicini ed ha visto l’intervento delle forze dell’ordine…lui,l’inventore della “posteggia aerea!

 

Come lui stesso racconta, ha cominciato la sua nuova attività dopo essere uscito dal carcere…ha soltanto voglia di dimenticare un passato fatto di errori e cominciare una nuova vita…

Nelle sue intenzioni quella di richiamare la gente nelle vie…di attirare i turisti…di dimostrare che Napoli non fa paura…

Napoli è tutta quanta una canzone e mentre scrivo le lacrimemiriganoilvolto,mi bagnano il cuore…

Napoli deve continuare a cantare affinché nel mondo non si pensi a lei associandola a fatti di sangue e alla camorra.

 

 

La posteggia è uno dei tanti mestieri dettati dalla fantasia dei napoletani,dalla loro arte dell’improvvisazione…

Enrico Caruso,appena diciassettenne, cantava nei caffè e nelle trattorie…era un posteggiatore!

Lo era Salvator Rosa quando a dodici anni girava per le vie di Napoli, accompagnato dai colori,tele e cavalletto e…da un liuto.

 

 

 

E, nonostante una ordinanza emanata da Federico II di Svevia nel lontano 1221 contro i posteggiatori che disturbavano il sonno dei napoletani,i suonatori ambulanti non hanno mai rinunciato a cantare.

I posteggiatori sono stati i maggiori artefici della diffusione della canzone napoletana nel mondo,..quelli che ancora oggi sopravvivono,e tra loro Antonio Borrelli,vogliono solo mantenere ancora in vita un mondo affascinante che resiste al tempo e dal cui trascorrere non si lascia sfiorare.

Sotto il balcone di” Topolino” la gente ride e canta…i turisti ballano…sentono risvegliare nell’animo palpiti sopiti…a me…”me friccicano ‘e vene…Impeto e Passione…questa è Napoli.

Il grande Eduardo in una sua poesia,” ‘A gatta d’o palazzo”, racconta di una gatta che trova sempre il modo di entrare nelle case,silenziosa,senza farsi scorgere e mangia quello che trova…ma non è ladra…lascia il biglietto da 1000 lire in cui era avvolta una salsiccia…

“…ma ‘a povera bestiellac’addafa?

 È mariola pecche mangià. “

Antonio Borrelli si accontenta della salsiccia…lascia le 1000 lire a quanti hanno mandato in rovina Napoli.

In allegato una foto a me cara: maggio,Sorrento…ho accompagnato con il mio canto,per circa 5 ore,un posteggiatore.

 

 

Che sensazione stupenda! Quanta liberazione dell’anima quel giorno…Sono napoletana verace…e come tale so cantare.,.,e canto mentre sfaccendo per casa…per rabbia o per amore.