luglio 2017

 

il Garibaldi Dittatore

 

 

Tante cose dette scritte, ri-scritte, trite, ri-trite su Garibaldi Giuseppe, Eroe dei Due Mondi, un po’ troppo esuberante uomo d’azione, forse più che “ladro di cavalli” per cui sembra che il celeberrimo caschetto di capelli biondi, erano biondi?, servisse a nascondere una e entrambe le orecchie tagliate (mozzate) per punizione: quando, dove non è dato sapere con precisione. Leggenda della sua leggenda, quando la cronaca della Storia diventa memoria un po’ nebulosa per poi esaltare i posteri in leggenda.

La targa dedicata dieci anni fa all’ “hermano José”, affissa nel centenario della sua nascita.

Targa che al di là dei mari,….., è stata esposta. Dove “l’Obbedienza” dei framassoni non sembra sia scandalo. Come qui tutti dicono e scrivono che “il Dittatore”, con Vittorio Emanuele II, Giuseppe Mazzini, Camillo Benso di Cavour costituirono i quadrunvirato, si può dire così?, che “fece” l’Italia. E che anch’essi furono framassoni. Di “squadre”, o meglio “logge”, di diversa “Obbedienza”, così si dice la loro “appartenenza”.

Dato che nel giugno recente, il 24 di San Giovanni Battista si è celebrato e ricordato il 300° anniversario della fondazione della Massoneria, visti gli studi che questa testata sta percorrendo dal ricordo del primo numero di quest’anno del grande Marotta, si ritiene doveroso, “è cosa buona e giusta”, proporre una riflessione che parte da documenti, e non “dai sentito dire”. E qui, in questo numero, da Garibaldi ai “garibaldini”. Lui artefice nella e della Storia Risorgimentale nostrana che raggiunse l’unità d’Italia. I “garibaldini” i suoi giovani combattenti. Descriverà, questa edizione, di qualche reperto che elencava alcune schiere di giovani patrioti garibaldini calabresi, CALABRIA S’E’ DESTA !

Ma adesso accenniamo a sviluppi successivi, nella prossima edizione, di alcune riflessioni che vengono spontanee, nelle cose della Storia, rileggendo alcune parole che, il dittatore, scrisse per il popolo napoletano quel 7 settembre 1861, entrando nella ex capitale dei Borbone:“………sacerdoti italiani, consci della loro missione, hanno per garanzie del rispetto con cui saranno trattati, lo slancio, il patriottismo, il contegno veramente cristiano dei numerosi loro confratelli che, da benemeriti monaci della Gancia a generosi sacerdoti del continente napolitano, noi abbiamo veduti alla testa dei nostri militi sfidare i maggiori pericoli delle battaglie. …………..”. I religiosi qui citati, che guidarono rivolte dei palermitani nell’aprile del 1860, i monaci della Chiesa di S. Maria degli Angeli, detta anche Chiesa della Gancia, che precedettero l’arrivo a Marsala dei velieri zeppi di garibaldini, vengono menzionati, forse per la prima volta, alla stregua di combattenti. Anticipazione che rappresenta i Cappellani Militari di cui abbiamo oggi una visione contorta ed azzardata di ministri di Dio che guerreggiano o di religiosi che confortano i soldati in guerra? In entrambi i casi esaltati e/o dileggiati? Il pizzofalcone.it ne parlerà in seguito.

Non solo.Scrive più avanti, “il Dittatore”: “……………..Dunque i dissenzienti di una volta, che ora sinceramente vogliono portar la loro pietra al patrio edifizio, noi li accoglieremo come fratelli. Infine rispettando la casa altrui, noi vogliamo essere padroni in casa nostra, piaccia o non piaccia ai potenti della terra.Chi erano i “noi?, i piemontesi?, “casa nostra”, di chi?, e chi erano “i potenti della terra” che erano compiacenti o non compiacenti? E si firma :

GIUSEPPE GARIBALDI

DITTATORE DELLE DUE SICILIE

NAPOLI 7 SETTEMBRE 1860

Qui graficamente impostato secondo una consuetudine massonicamente riportata della centralità del messaggio. Una specie di D’Artagnan nostrano, quel “DITTATOREdei nostri 4 moschettieri risorgimentali, che stuzzica lo spirito sottaciuto del decisionismo verticale dei framassoni, forse un po’ lontano dagli ideali egualitari degli illuminati-illuministi della Napoli del 700, prelati, aristocratici, gente del popolo. Forse la parola più significativa che sottolineava il rigore di governo nella delicatezza di una guerra di occupazione, ché tale era! Forse una caduta di stile. Forse la verità dei “padroni in casa nostrache veniva a galla.

Gli spiriti della fraternità risorgono prepotenti in questo secolo. Come alcune “Obbedienze” proclamano in un loro MANIFESTO di quasi un anno fa, e che qui si riporta integralmente. Altra corrente di pensiero, illuminato, che anela ad un “ordine internazionale” dal punto di vista laico, concorrente con la comunione degli uomini che professano le religioni.

Così, per allietare il lettore, la novella DAL XXI AL X SECOLO, che Lucio Martinelli propone, per far sembrare vera la Storia di un sogno o farci ricordare che, forse, la Storia può essere un sogno.

E poi, a finire, il solito intervallo del pizzing di luglio.

Pochi “pezzi”. Ma vale la pena “leggerli”.