Napoli è la vera mescolanza. Gioie, dolori, risate, colori, monumenti fantastici, Palazzi Reali, ben 3 dentro la città, senza contare la Reggia di Caserta!, strade larghe a mare, impetuose a Toledo, la Via Roma, quasi anonime nelle parti in vetta sotto il Vesuvio ovvero a San Martino. Anche a Piazza Medaglie d’Oro diventano storia di una città immanente. Colori e suoni, parole e fraseggi cantati. Anche nelle parti alte, meno caratteristiche, molto popolari basta una voce e tutto si spalma: Posillipo è anche Pallonetto.

Città senza periferia. Perché la periferia, quella che dicono sia delle citta “espanse”, è anche nel centro. Sennò che sono i vicoli, i “vichi” se non la periferia del “centro”?

E la vita dentro quei vichi si espande, si assorbe dentro di sé, come abbiamo già introdotto nel nostro numero di esordio, il n. 1.

Dora Cartella è una donna di Napoli. Una Donna, come la sua Nonna Isabella. Insegna lettere classiche ai suoi alunni privati. Ma la sua vocazione è la napoletanità.

Un incontro in treno. Il libro con la scritta “Nunziatella”: galeotto per farla parlare di due suoi allievi, già Allievi a Pizzofalcone. Oggi scrive lei. Un racconto libero sulla tastiera, senza freni, senza soggetti guida, se non il pensiero, napulitanamente. Aspettiamo le parole di quei due fratelli di sangue materno e di sangue nunziatello, dal Maniero, anche lui Rosso. Il Rosso Maniero.

 

I VICHI

E T U T T O I L R E S T O

di Dora Cartella

 

Avrei voluto scrivere mentre ero in viaggio ma ero seduta nel senso contrario a quello di marcia e lo stomaco mi saliva in gola…

Ora,appena rientrata,nella più completa solitudine mi abbandono ai ricordi.Napoli,una città straordinaria, viva;di lei è possibile conoscerne la storia,è possibile leggere le numerose leggende che accompagnano la sua nascita ma non può essere colta nella sua essenza se non si scava nella sua miseria e nell animo di quanti l‘hanno vissuta amandola, se non si interrogano le pietre dei vicoli che pullulano di “bassi”da cui sempre emana il profumo dei detersivi e l  odore del ragù, Rione Mater Dei, calata Fontanelle 19…in una sola stanza 4 bambine ,la mamma, il papà e la nonna,Donna Isabella.

 

 

Papa’era disoccupato ma recitava nella vita come sul palcoscenico di un teatro…recitava ad essere il “signor” Cartella, nascondendo la miseria sotto la maschera di signorilità. ..inventava per noi situazioni affascinanti e così quando per guadagnare qualche lira affiggeva manifesti di propaganda politica,si mostrava a noi come un eroe,pronto ad affrontare numerosi pericoli.

Quante notti trascorse con il cuore in gola!,ogni rumore che giungeva dalla strada era per me causatodai passi dei comunisti che andavano a pestare gli appartenenti alla DC…ogni giorno quei manifesti aumentavano di spessore: affissi e ricoperti…affissi e ricoperti ed intanto lì, a calata Fontanelle gli uomini si guardavano in cagnesco. ..guerra di tutti contro tutti…per poche lire.

Se ripercorro con la mente la stretta viuzza che portava a piazza Mater Dei,

Il primo istinto è quello di correre in casa…di chiudere gli occhi per non vedere quei letti di morte nei bassi…per tisi,per parto…e per non sentire quel profumo acre dei fiori ai piedi dei letti.

I fiori che accompagnano i morti non hanno lo stesso profumo gioioso di quelli che venivano portati come augurio per gli onomastici;quasi sempre gladioli,anche agli uomini…ed in quelle occasioni si offriva un bicchierino di “vermùt(attenzione a pronunciarlo con l’accento al posto giusto)accompagnato da biscottini secchi…

 

 

Il cuore di Napoli è grande,tutto viene condiviso…gioie e dolori…oggi è una città demonizzatalevatev l’oro ‘a cuoll. ..attenzione addoparchiggiate…”

Cazzate!Napoli è una madre che abbraccia i suoi figli e li protegge mentre a tre sfrecciano sui motorini,con negli occhi una luce viva che solo il sole di Napoli può infondere.

E’ lImmacolata…sono le 8 del mattino…donna Concetta vive nella miseria più assoluta…ma è il suo onomastico!,sento rumore di coperchi di pentole che vengono battuti l uno contro l‘altro…è la serenata…senza strumenti musicali,con il solo accompagnamento delle voci del quartiere in festa cient s sti juorn e chistunommebell. ..”

A Napoli tutti sanno cantare,tutti cantano anche con la morte nel cuore.Provate ad addentrarvi nei vicoli del rione Sanita:bambine-donne lavano a terra nei bassi,sciorinano panni che profumano di pulito e…cantano.Dopo la serenata il tanto atteso colpetto alla porta di casa:era donna Concetta…distribuiva ai vicini cioccolato bollente.

 

 

 

 Che profumo!,ancora ne sento il sapore! Ma l’attesa era inutile per noi bambine….

Papà ringraziava, sorrideva,richiudeva la porta di quella stanza in cui mancava tutto,tranne l amore e sotto i nostri sguardi svuotava il pentolino nel “gabinetto”(sarebbe inadeguato usare il termine water!). Il signor Cartella vedeva in quel pentolino malattie contagiose…Quanta dignità nel popolo napoletano, orgoglio da non confondere con la superbia!” ‘E fatte d’ ‘a pignatta ‘e ssape ‘a cucchiara e gli uomini usavano uscire di casa,la domenica,con una macchiolina di sugo sulla camicia…con lo stomaco contorto per la fame che doveva essere nascosta agli altri,come la più rovinosa delle pesti…

 

Una semplice mail…un biglietto da visita…una casella di posta li aveva trascinati in un viaggio appassionante tra i vicoli di Napoli.le parole si infittivano sempre più…..niente della loro vita,

niente della loro quotidianità. Viaggiavano come in una bolla di sapone,nel timore che essa potesse scontrarsi contro una foglia,un fiore,un sasso e….dissolversi in tante piccole goccioline.

Storie eccezionali uscivano fuori dai vicoli: passioni, ricordi,personaggi offuscati dal tempo,voci dimenticate…Il tempo trascorreva e le e- mail diventavano sempre più veicolo di emozioni…tra due sconosciuti che forse non si sarebbero mai incontrati.E per quanto lei si ripromettesse che il prossimo a scrivere sarebbe stato lui…non poteva fare a meno di scrivere…Napoli…Napoli…Napoli…come un dolce ritornello,dal mattino a sera.

 

 

Quante volte,nel pieno della notte scrutava sul display,in trepidante attesa…attraverso la scrittura si creava,giorno dopo giorno,una vicinanza tale da cogliere i sentimenti più profondi,mentre,con la mente,lei tratteggiava la sua figura nel tentativo di dargli consistenza.completamente estranei  l uno alla vita dell’altra…eppure,in qualche modo confidenti.Talvolta,mentre i vicoli di Napoli si animavano sempre più, la assaliva la curiosità di sapere cosa lui stesse facendo lontano dalla bolla di sapone,con i piedi ben piantati sulla terra,nel porto sicuro del suo lavoro e della sua casa…spesso prevaleva la paura,la diffidenza…Nelle mail si poteva essere se stessi ma nella vita reale?,ed allora gli chiese timorosa..

“.Se…tante volte…per caso…riuscissi ad andare a Napoli. ..riusciresti a venire con me?”

 …forse lì. ..in quei vicoli…