IRONMAN,

CHI?

Marcello Vigliotta

 

L’ironman, la distanza mito del triathlon è nato nel 1978 alle Hawaii, dall’idea, considerata folle a quei tempi, di unire 3 tre gran fondo: la Waikiki Roughwater Swim sulla distanza di km 3,8 di nuoto, la around-oahu bike race, una gran fondo di ciclismo sulla distanza di km 180, e la gran fondo di corsa per eccellenza, la maratona di Honolulu.

 

L’IronMan di Kona che, attualmente laurea il campione del mondo del circuito IronMan sulla distanza, si corre nei seguenti scenari. La frazione di nuoto nelle acque libere della baia di Kailua-Kona, la frazione ciclistica attraverso il deserto lavico hawaiano (una nota rivista di triathlon si chiama “Lava magazine” non a caso) per arrivare fino ad Hāwī e tornare poi indietro, ed infine la maratona, lungo la costa della Grande Isola da Keauhou a Keahole Point per poi tornare a Kailua-Kona, finendo in Aliʻi Drive. Sono caratteristici: la spettacolare partenza direttamente in acqua (immaginate 2500 triathleti che partono insieme), la frazione di bici è forse l’unica che si corre su un solo giro. Infine, la maratona, anch’essa su un unico giro, con il cosiddetto giro di boa posizionato all’energy lab, dove di spesso le energie sono un po’ deficitarie.

La qualifica all’Ironman Hawaii si ottiene in una delle gare della serie degli Ironman previste in tutto il mondo ed in alcune gare della serie degli Ironman 70.3, una volta definito mezzo IronMan, perché si corre su distanze dimezzate, cioè km. 1,9 di nuoto, 90 di bici e 21 di corsa. Oggi il calendario offre gare tutte le settimane dell’anno. In linea di massima, si corre nell’emisfero australe in inverno, ed in quello boreale d’estate, con la mezza stagione un po’ ovunque.

Dal 1983, a Roth, una piccola città poco distante da Norimberga, si corre, su distanza IronMan ma al di fuori del circuito IronMan, il famoso Challenge Roth. La competizione è seguita da circa 100 mila spettatori, che tifano tutto il giorno per i triathleti in gara. Quest’anno, proprio a Roth, il due volte campione del mondo IronMan e campione olimpico a Pechino nel 2008 Jan FRODENO ha stabilito il nuovo record sulla distanza, con il fantascientifico tempo di 7 ore e 35 minuti. Sempre quest’anno, il triathleta canadese Lionel Sanders, all’IronMan Arizona, ha stabilito il nuovo record per una gara del circuito IronMan, con lo stellare tempo di 7 ore e 44 minuti. Il prossimo anno si correrà a Cervia il primo IronMan del circuito in Italia.

C’è poi un modo ancora diverso di correre degli IronMan al di fuori del circuito ufficiale, cioè senza qualifica per Kona, la finale mondiale. Come se non bastassero le difficoltà intrinseche nel correre una gara così costruita, ci sono, ad esempio l’Embrunman, con la frazione di bici con dislivello di seimila metri. Oppure il Norseman con la frazione di nuoto all’interno di un fiordo norvegese, quella di bici con tante salite, e quella di corsa con l’arrivo sulla cima di una montagna. Abbiamo anche in Italia una gara così particolare, si chiama Stoneman e si corre in Val Camonica, per cui è abbastanza facile immaginare quanto siano impegnative la frazione in bici e quella di corsa, molto simile allo sky running.

Se pensate che tutto questo possa bastare, vi siete sbagliati, perché ci sono anche il doppio, triplo e quintuplo IronMan, sino ad arrivare al decaIronMan, cioè 38 km di nuoto, 1800 in bici e dieci maratone. In questa distanza abbiamo un italiano al top, si chiama Vincenzo Catalano.

Va detto che la caratteristica peculiare dell’Ironman, è che in bici la scia è vietata. Per questo, bisogna sempre prestare attenzione a non entrare in scia ad un altro concorrente. I sorpassi devono avvenire in poci secondi.

Passando dalle notizie più o meno colorite ai materiali, oggi per correre un Ironman, ci vogliono sicuramente una muta specifica per il nuoto in acque libere, una bici (meglio una da crono) ed un completo che consenta di fare tutte e tre le frazioni. La muta deve essere come una seconda pelle, molto aderente, ma che consenta una buona libertà di movimento per le braccia. Oggi ci sono delle biciclette talmente specifiche per l’IronMan, portate in gara all’ultimo campionato mondiale a Kona, che non possono essere usate in gare di ciclismo. Ci sono scarpe sia da bici sia per correre, specifiche per il triathlon, completi (body o spezzati) realizzati con fondello per la bici e con materiali molto aerodinamici, idrorepellenti e traspiranti. La posizione che i triathleti assumono in bici, è anch’essa specifica per il triathlon. Rispetto alla posizione dei ciclisti in una gara a cronometro, i triathleti, anche i professionisti, sono in posizione leggermente più eretta per quanto riguarda il busto e raccolta, in modo da risparmiare i muscoli dei gruppi posteriori della coscia, che verranno sollecitati molto nella frazione di corsa. A questo proposito, mi viene in mente un episodio. Ho avuto il piacere di uscire in bici con Mario Cipollini (non credo ci sia bisogno di dire chi è super Mario). Bene, Mario mi ha detto più o meno in ordine sparso, che la mia bici era troppo piccola, che il sellino era troppo basso, che la mia posizione era totalmente sbagliata, perché ero troppo spostato verso l’avantreno della bicicletta. Ho spiegato al campionissimo che, se avessi seguito i suoi consigli, non avrei mai potuto fare 180 km in bici. E tanto meno correre per km 42.

 

Tutto questo sottintende ad un concetto valido per tutto il triathlon, non è uno sport con 3 gare, ma si completano 3 frazioni. In altri termini, il nuotatore finisce la sua gara, e va in vasca di riscaldamento a sciogliersi, il ciclista, una volta sceso dalla bici, va dal massaggiatore. Il triathleta deve cercare di essere molto equilibrato in tutte e tre le frazioni. Non si deve mai esagerare. Inoltre, bisogna anche saper gestire le due transizioni, dal nuoto alla bicicletta, e dalla bici alla corsa. Nelle transizioni ci vogliono: concentrazione, velocità e tanto equilibrio. Avete mai provato a salire su una bicicletta correndo?

 

 

Come si prepara un IronMan? Oggi non ci sono più segreti, con il web si condivide tutto. Si trovsno on line molteplici allenamenti specifici per l’IronMan. Ed anche molti allenatori lavorano on line. Non pensate all’allenamento in pista o in piscina. Difficilmente un allenatore di un amatore è fisicamente sempre presente agli allenamenti del triathleta. Ed anche i professionisti si allenano molto senza la vicinanza del coach. Pensate ad un triathleta australiano che gareggia in Europa, oppure USA, piuttosto che al triathleta tedesco che gareggia in Nuova Zelanda.

 

Non c’è una sola ricetta, un solo modo per arrivare preparati alle 7 di mattina del giorno della gara. Il triathleta cileno Bustos, secondo dietro al mitico Mark Allen in una finale mondiale, coinvolto in un pauroso incidente in un altro IronMan, molto semplicemente consiglia di fare molte volte un combinato (allenamento con due frazioni) comprendente 220 km in bici e due ore di corsa. Non prendetelo in parola, è un allenamento che possono fare solo, o quasi i triathleti professionisti. Però vale il concetto del combinato (in inglese brick) con 70/90/120 km in bici + 7/12/15 km a piedi.

Come si mangia? Bisogna curare l’alimentazione sia prima, sia durante la gara. Il consiglio è quello di rivolgersi ad un nutrizionista specializzato in alimentazione per sportivi. Si dice che le gare di endurance sono fatte 1/3 di allenamento, 1/3 di testa ed 1/3 di alimentazione. Bisogna saper dosare zuccheri a rilascio lento e rapido, integrazione salino minerale, proteine e liquidi in base alle condizioni di gara. A titolo di esempio, sono alto m 1,80 per kg 70, ma alla fine di un IronMan perdo circa kg 6 di peso.

Questo esempio potrebbe dimostrare quanto è importante l’alimentazione. Tutto quanto detto, dimostra quanto sia complicato correre un IronMan, e quanti fattori entrino in gioco in questa gara.

Di solito un inconveniente meccanico, i crampi, la disidratazione, sono sempre dietro l’angolo.

Il fascino di questo sport sta anche in questo, o forse è proprio in questo.

 

Ne parleremo alla prossima.