La conchiglia di Faustino

di Mimmo D’Angelo

C’era una volta, in un paesino che dava sul mare, un piccolo bambino biondo e pieno di riccioli, si chiamava Faustino. Aveva poco più di quattro anni e passava gran parte del suo tempo sulla spiaggia a giocare, appena arrivava primavera.

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D’inverno invece, quando faceva freddo o pioveva stava a casa, in compagnia del nonno che s’era fatto vecchio e non usciva quasi più, neanche per divertirsi a pescare, dopo quell’incidente a mare che lo faceva zoppicare e la gamba gli faceva male subito, appena camminava. Era stato un pescatore, il nonno, come quasi tutti gli uomini di quel paese povero e bello, del sud. Adesso passava il suo tempo con Faustino, con la sua bella barba bianca, alto e la pelle nera che ormai non gli schiariva più dopo tanti anni di sole e di sale, come quella d’un mobile di legno di quercia antica. Solo d’inverno e d’autunno, quando Faustino non se ne scappava sulla spiaggia e sugli scogli a giocare con le cuginette più grandi e alcune amiche che gli facevano pure un po’ da balia. Alle ragazzine infatti piaceva giocare alla mamma con lui, anche se ogni tanto se lo scordavano.

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Come tutti i maschietti infatti Faustino aveva il gusto dell’avventura, si divertiva a fare il pirata, attraversava tutti i mari del mondo in mezzo a mille tempeste e s’era dato il nome di capitan Fulmine.

Era rimasto orfano presto, il padre, pescatore anche lui, se l’era portato via il mare quando aveva solo un anno. La mamma s’era ammalata e l’aveva seguito un anno dopo, Faustino aveva solo sentito che aveva un male incurabile.
Aveva pianto un po’, a quell’età si era solo reso conto dell’assenza nelle lunghe notti d’inverno e magari pioveva e soffiavano forte le raffiche di maestrale.

Ma il nonno gli stava sempre vicino e gli leggeva tante favole.

In paese lo chiamavano il vecchio sapiente perché sapeva leggere, e bene.

Gli erano sempre piaciuti i libri e da piccolo aveva imparato praticamente da solo.

In paese ogni tanto passava una vecchia maestra che gli aveva dato qualche lezione ma lui, ogni volta che arrivava una nave o si imbarcava lui come marinaio si faceva dare tutti i libri che trovava e li leggeva dall’a alla z.

Così era passato dalla Bibbia ai manuali di bordo, ma anche a tutti quei libri d’avventura, di storia e di battaglie che spesso i viaggiatori gli regalavano, curiosi di quel giovane marinaio che leggeva invece di andare a bere nelle taverne o appresso alle femmine.

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Adesso quel bambino era tutta la sua vita e gli leggeva, ogni volta che poteva, le favole più belle. Alla fine magari gli si addormentava in braccio, ma prima gli faceva un sacco di domande ed il nonno, se non le sapeva, si inventava qualche altra cosa o avventura e le storie non finivano mai.

Pirati, marinai, orchi, fate, mostri, animali, eroi, principi…. tutto il repertorio del mondo.

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Ed il nonno spesso gli faceva anche i personaggi, cambiava voce, si travestiva, impugnava spade, si metteva in testa corone da Re, cappelli ecc.

Accanto alla loro casa c’era quella d’una giovane donna sposata che lui chiamava zi’ Anna anche se non erano parenti, ed il nonno diceva che presto il cielo le avrebbe mandato una bambina.

“Come mai? E come fai a sapere che le manderanno una bambina e non un bambino?” gli aveva chiesto Faustino.

“Certe cose le stabilisce il Signore. A zi’, Anna glielo ha detto proprio lui e lei lo sa”

Quando il nonno diceva così, Faustino sapeva subito ch’era vero, non si sbagliava mai.

Zi’ Anna li aiutava moltissimo, quasi ogni giorno faceva da mangiare per tutti e tre.

“Mio marito è in mare e non torna prima di sei-sette mesi. Vedrà la bambina già svezzata. Ed io mi tengo allenata in cucina e per le altre faccende”

Quel giorno, ch’era già Maggio, Faustino era andato in spiaggia con sua cugina Giulietta di nove anni ed altre tre sue amichette più o meno della stessa età, Marina, Benedetta e Sara.

S’era fatto il tramonto a correre, bagnarsi i piedi, cercare i granchi. Fra un po’ cominciava a scurire.

“chiama Faustino, dobbiamo tornare a casa”

“Faustino, Faustino!” gridò prima Giulietta e poi tutte insieme.

Ma lui non rispondeva. “non è che s’è fatto il bagno? Quello nuota come un pesce”

“ma è pericoloso, i pescatori hanno detto che c’è anche un pescecane in giro. Anche gli altri pesci hanno paura”

“per non parlare dei polipi, delle murene…”

“dobbiamo trovarlo prima che faccia buio”

Ma per quanto strillassero, corressero e cercassero non riuscirono a trovarlo.

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“adesso che facciamo? Dobbiamo tornare a casa, sennò i grandi vengono a cercare anche noi”

“facciamo così – propose Giulietta che era la più intraprendente – io torno dal nonno e gli dico che Faustino stasera resta da noi a dormire. Lo fa spesso.

Ai nostri genitori non diciamo niente. Poi quando dormono, senza far rumore, usciamo, torniamo sulla spiaggia e lo cerchiamo fino a domattina. Non può essere scomparso. Non ci credo”

“va bene – dissero le altre, anche se avevano una gran paura – ma se ci scoprono…”

“non ci debbono scoprire. E Faustino deve tornare a casa con noi prima di domattina” replicò Giulietta, non si sa se per forza o disperazione.

Furono bravissime e silenziose, nessuno si accorse di niente quando la notte uscirono di casa.

Giulietta aveva portato una torcia tascabile, ricominciarono le ricerche.

Per fortuna, non pioveva e c’era poco vento. Il mare era calmo, si sentivano solo le onde che scivolavano lente sulla riva, piano, piano, piano…come l’eco di una musica.

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Ricominciarono a gridare il nome di Faustino.

All’improvviso nel buio una voce, strana, un po’ spaventosa, che veniva dal mare

“bambine, bambine avvicinatevi!”

“ma chi è” gridò Giulietta con il cuore che le saltava in gola

“sono io, il pescecane!”

“mamma mia, scappiamo!”

“no, no bambine, sono l’amico di Faustino, ci parliamo tutti i giorni”

“ no, tu sei cattivo, mangi i bambini, mangi tutti!”

“tutti dicono che sono cattivo, è vero. La prima volta che ho visto Faustino stava nuotando. Mi sono avvicinato per mangiarlo. Ma lui mi ha sorriso e mi ha parlato.

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“Ciao, mi ha detto, come sei bello e veloce! vuoi sentire la canzone del nonno per te?”

C’era un pesce grande in mezzo al mare

nell’acqua azzurra col sole e con la luna

ti vuoi fermare e metterti a giocare

con un bambino che cerca la fortuna?

“e poi :

“dai! vediamo chi nuota più forte!”

così abbiamo nuotato insieme per ore, ore…da quel giorno è venuto qui ogni mattina, mi cantava la canzone del nonno, rideva, rideva e poi nuotavamo insieme. Siamo diventati amici. Perchè lo state chiamando?”

“perché è scomparso, Faustino non c’è più…è tanto che lo cerchiamo” pianse Giulietta

“quando è successo?

“nel pomeriggio, giocavamo insieme sulla spiaggia e lui si è allontanato. Ma lo faceva spesso, non ci siamo preoccupate”

“chiamerò tutti i pesci del mare, e i tritoni, le sirene, nuoteremo sopra e sotto le onde a nord, a sud, a est, a ovest, risaliremo i fiumi…sarà qui con voi, con me entro un’ora”

Ma le ore erano ormai tre, quattro, cominciava ad albeggiare.

Al sorgere del sole il pescecane tornò, con tutti i pesci.

Piangevano tutti, nell’acqua.

“non l’abbiamo trovato. Abbiamo nuotato in tutti gli oceani, i laghi, i fiumi…”

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“che facciamo adesso?” chiese Marina “dobbiamo tornare a casa!”

“oggi con i grandi facciamo finta ancora di niente. Lo cerchiamo ancora un altro giorno. Ci separeremo. Se chiedono di lui a me dirò che sta con voi, voi farete lo stesso. E riprendiamo le ricerche per tutto il giorno”

“e se non lo troviamo?”

“lo troveremo. Lo troviamo” Giulietta sembrava una roccia.

Riuscirono a nascondere tutto ai genitori ed a tutti ancora una volta.

Ma la paura cresceva. Non per i genitori. Solo per Faustino.

Per tutto il giorno si arrampicarono sugli scogli, corsero nei campi, mossero i cespugli, entrarono nelle grotte, guardarono nel mare, salirono sulle colline.

Ma lui non c’era. Non c’era mai.

Stava facendo sera, Giulietta e le altre ragazzine si ritrovavano sulla spiaggia dopo essersi divise per cercarlo.

“dobbiamo dirlo a tutti. Faustino non c’è più. E più di un giorno ormai. Le altre volte l’abbiamo perso al massimo per un’ora”

“è vero, ma io so che c’è, non è scomparso” insisteva Giulietta

“mettiti l’anima in pace pure tu! E andiamo a dirlo al nonno” disse piangendo Sara

“non so se il nonno ce la farà. Faustino è tutto per lui…”

Si senti un fischio, lontano.

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“E’ il fischio del nonno, quando lo chiama! Che succederà ora?”

Sulla spiaggia, dal lato dove tramonta il sole, videro l’alta ombra della figura del nonno che avanzava zoppicando, con il suo bastone.

Le bambine si misero le mani sugli occhi.

Poi Giulietta, volgendosi dall’altro lato della spiaggia che era già al buio – voleva scappare, correre via – vide un alone di luce.

“Faustino, Faustino!” gridava il nonno

“Nonno, nonno!” si sentiva da dentro quella luce

“guarda nonno, l’ho trovata!”

“ma cos’è, cos’hai in mano?” gridarono le bambine che finalmente, rosse, sudate, impazzite, avevano visto Faustino.

“eccola, nonno, eccola, l’ho trovata, proprio come dicevi tu!”

“ma cos’e dunque? E dove sei stato tutto questo tempo?” strillò Giulietta con le altre.

Faustino aprì una mano.

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C’era una conchiglia. Né piccola, né grande, dai colori incredibili, tutti i toni dell’azzurro.

“sono andato a cercare la conchiglia della felicità. Con questa puoi viaggiare dappertutto, sempre, anche se resti a casa. Si sente il mare, si vede il cielo, si vede il sole, la luna. Me l’aveva detto il nonno”

Il nonno sorrideva e guardava il cielo.

“ma era una favola!” dissero tutte le bambine

“il nonno dice sempre la verità, quando mi racconta le favole. E questa favola della conchiglia me l’aveva raccontata tante volte. Ma avrei potuto trovarla solo io, nel mare, e soltanto oggi, entro mezzanotte.”

“perché”

“perché doveva e poteva essere solo il giorno prima di domani. Perché soltanto lei può avere la conchiglia della felicità. E potrà dare la felicità agli altri, tutti gli altri, ed a se stessa”

“ma …chi è lei?”

“è la figlia di zi’ Anna, nascerà domani, come ha detto il nonno. Si chiamerà Francesca, perché il nonno dice che San Francesco è il patrono del paese più bello del mondo. Domani è il 31 Agosto”.

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